ROMA – Nell’era Renzi, la concertazione non esiste. “E’ nostra intenzione confrontarci e dialogare, ma alla fine il governo decide, si prende le sue responsabilità e i cittadini lo giudicano per quello che fa”. Lo ha detto il ministro del Lavoro Giuliano Poletti ai microfoni di Agorà su Raidue.
Poletti lo ha ribadito più volte:
“Esiste un confronto, in Europa esiste il dialogo sociale, da europei dobbiamo sviluppare questo dialogo ma dobbiamo affermare la responsabilità di ognuno nello svolgere la propria funzione”
“Io credo che bisogna discutere, ascoltarsi, confrontarsi – ha aggiunto il ministro – Io faccio il ministro del lavoro, quindi con le parti sociali mi incontro tutte le volte che è utile, ma la cosa che deve essere chiara è che quando è l’ora di decidere, io il ministro, e quindi il governo, decide e viene giudicato dai cittadini“.
Il ministro del Lavoro, si è detto “fermamente convinto delle sue scelte”.
“Dialogheremo con le Commissioni e il Parlamento ma se qualcuno pensa di stravolgere quello che abbiamo fatto, ci opporremo con tutte le forze”. Se si tratta di “una verifica sarà del tutto naturale”.
E anzi, ben vengano gli scontenti da entrambe le parti:
“Se sono scontenti un po’ di quà e un po’ di là, vuol dire che abbiamo fatto bene”.
Il riferimento è alle critiche piovute sul governo sia da parte del numero uno degli industriali, Giorgio Squinzi, che dalla segretaria Cgil, Susanna Camusso. Le parole di Poletti fanno il paio con l’affondo di domenica da parte del premier, Matteo Renzi, contro la “strana coppia”. Dinanzi alle critiche di Cgil e Confindustria Renzi ha risposto di non essere interessato al consenso delle associazioni ma al “consenso delle famiglie italiane”.
Susanna Camusso, a sua volta, ha affidato la sua risposta ad un’intervista sul quotidiano La Stampa:
”Posizioni come quella di Renzi, che riducono le forme di partecipazione – ha detto la leader della Cgil – indeboliscono la democrazia. Sempre. Non è un giudizio su questa fase, ma un’affermazione di scuola”.
Per Camusso ”cancellare la rappresentanza è un errore ed espone a rischi. Scavalcare le parti sociali è una mossa conservatrice”.