Mancano disciplina fiscale e vigilanza: la Polonia dice no all’euro

Pubblicato il 11 Gennaio 2011 - 10:14 OLTRE 6 MESI FA

La Polonia rifiuta l’euro. Un messaggio indiretto, secondo il Sole 24 Ore, ai governatori  europei incapaci di dare una costituzione fiscale credibile all’Unione monetaria.

Del resto, tra i ventisette paesi membri, la Polonia ha due peculiarità: ha un robusto assetto della banca centrale e della supervisione finanziaria, ed è l’unico paese dell’Ue ad essere cresciuto nel 2009, l’anno peggiore della crisi.

La banca centrale polacca è indipendente da governi e banche, concentrata solo sulla stabilità monetaria. Il suo livello di indipendenza secondo i criteri internazionali è pari a quello della Bce. Non ha poi responsabilità di vigilanza, compito, dal 2008, di un unico vigilante, la Polish Financial Supervision Authority (Pfsa).

Varsavia ha così adottato, sottolinea il quotidiano milanese, “sia il modello più moderno di banca centrale – indipendente e specializzata – sia di supervisione finanziaria – unificata”. Come conseguenza l’inflazione è scesa in tutto il decennio, e il paese ha affrontato la crisi con i conti pubblici ed esteri in ordine, in grado, così, di “operare una robusta politica fiscale anticiclica”.

Oltre ad una politica fiscale espansiva, la Polonia ha seguito una politica monetaria espansiva, deprezzando la propria valuta. Al momento, invece, l’Unione economica e monetaria può esibire solamente la disciplina monetaria: manca la disciplina fiscale, manca la vigilanza consolidata. Una volta tanto Bruxelles deve imparare da Varsavia.

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