A Pomigliano e a Mirafiori la Fiat vuole un contratto tutto suo

Pubblicato il 3 Dicembre 2010 - 22:19 OLTRE 6 MESI FA

Uno stabilimento Fiat

E’ il contratto il nodo cruciale su cui si è interrotta la trattativa sul piano per Mirafiori. La Fiat – com’era già emerso chiaramente nella partita Pomigliano – vuole un contratto ad hoc per i lavoratori degli stabilimenti interessati dal progetto Fabbrica Italia che le permetta di gestire l’investimento senza le rigidità del contratto nazionale. E’ un tema importante che va quindi al di là della vicenda Mirafiori e riguarda la partita per nuove relazioni industriali nel Paese.

La questione era già emersa nei mesi estivi e aveva portato a settembre all’apertura di un tavolo con Federmeccanica proprio per definire un contratto per il settore dell’auto. L’amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, aveva chiesto tempi rapidi in modo da potere applicare in un sistema normativo certo la nuova organizzazione del lavoro nello stabilimento Giambattista Vico di Pomigliano d’Arco.

L’accordo poi non c’è stato anche perché la stessa Confindustria ha frenato. Per la fabbrica campana si è poi raggiunta l’intesa sulle deroghe al contratto dei metalmeccanici. Ora la Fiat ripropone la necessità del contratto ad hoc per i lavoratori della joint venture con la Chrysler prevista per realizzare l’investimento da un miliardo di euro a Mirafiori. Di fronte alle resistenze dei sindacati – oltre alla Fiom, anche Fim e Uilm hanno sollevato obiezioni – l’azienda ha messo in campo una proposta più articolata: mantenere il contratto nazionale per materie come il fondo pensioni Cometa, l’inquadramento professionale, le ferie, i permessi retribuiti e le festività.

Ipotesi bocciata e, per questo – spiega il Lingotto – successivamente ritirata. Il tavolo è saltato, ma già nelle ore successive le diplomazie segrete si sono messe al lavoro con l’obiettivo di sciogliere il nodo. Ottimista il leader della Cisl, Raffaele Bonanni: ”Con la buona volontà di tutti – dice – ci riusciremo. La discussione continua e il confronto fra le parti riprenderà presto perché è nell’interesse di tutti”.

Difficile pensare che al negoziato dietro le quinte partecipi la Cgil. Dura Susanna Camusso, leader dell’organizzazione: ”Non è più la Fiom che non firma gli accordi ma è la Fiat che non riconosce più il contratto nazionale e vuole uscire da Confindustria”. Per il numero uno della Fiom, Maurizio Landini, si conferma l’obiettivo di affermare in Italia un modello aziendalistico e neocorporativo”.