Pomigliano: la Fiat pensa a un progetto alternativo, la Panda rimarrà in Polonia

marchione
Sergio Marchionne

A due giorni dal referendum a Pomigliano, Sergio Marchionne e i dirigenti Fiat studiano il da farsi. Che il Lingotto non si aspettasse una percentuale così alta di no (il 36%) e che, al contrario, volesse un plebiscito è ormai assodato. E i ben informati dicono che a Torino si sta pensando ad un passo indietro, seppur non drastico. Cosa vuol dire? Vuol dire che molto probabilmente la Fiat deciderà di lasciare la produzione della Panda in Polonia, dove venne spostata nel 2002, e di non investire quei 700 milioni di euro previsti per l’investimento su Pomigliano. Ma questa decisione sarebbe meno drastica di quanto era sembrato ieri mattina, quando alla sola ipotesi di un passo indietro del Lingotto, sindacati e governo erano saltati sulla sedia. Al contrario la Fiat starebbe sì pensando di non produrre la Panda a Pomigliano (come da accordo sottoscritto da tutti i sindacati tranne la Fiom e i Cobas) ma allo stesso tempo non avrebbe intenzione di “abbandonare” lo stabilimento. L’idea che gira in queste ore nel Lingotto è dunque quella di produrre a Pomigliano un altro modello di autovettura, forse la Linea, che viene oggi prodotta in Turchia. “Potremo produrre anche una vettura diversa  -dicono dalla Fiat – sicuramente non faremo trattori”. E intanto resta ancora viva l’ipotesi della creazione di una NewCompany per “aggirare” il problema con Fiom e Cobas.

Una cosa è indubbia. A meno che non si troverà un accordo in extremis, un punto di incontro anche con le forze che hanno sostenuto il no all’intesa con la Fiat, Marchionne la Panda la andrà a produrre in un altro stabilimento. Non certo a Pomigliano, dove il 36% dei lavoratori gli contesterebbe ogni giorno quel contratto di lavoro “anti costituzionale”. “Su quella partita non riapriremo più le trattative”, assicurano al Lingotto. E allora si pensa a un’alternativa, nella speranza che nel frattempo dal governo “battano un colpo”. Un’alternativa sì, ma che abbia dei punti fissi, su cui il Lingotto non è disposto a mediare: l’accordo sottoscritto non si tocca, non si tratta con la Fiom, si cercano semmai contatti con governo e con le confederazioni sindacali.

Oggi il ministro Sacconi dice: non vedo la ragione perché la Panda resti in Polonia. ”C’e’ la conferma del percorso ipotizzato”, ha spiegato, precisando che saranno ”le parti firmatarie del contratto a verificare i vari passaggi” per l’attuazione del piano. I tre segretari di Cgil, Cils e Uil lanciano un messaggio distensivo e chiedono all’azienda di non fare passi indietro.

Epifani: l’azienda proceda ma cerchi il dialogo. La vera sorpresa del referendum di Pomigliano è stato il quasi 40% dei no. E’ quanto sostiene il leader della Cgil, Guglielmo Epifani, intervistato da La Repubblica e La Stampa. ”Il voto dà torto alla prima dichiarazione del ministro Sacconi – precisa Epifani a La Stampa – che ha puntato a fare di questa intesa un esempio di nuove relazioni e di attacco ai diritti”. Ora, il segretario della Cgil vede due strade per procedere: la prima e’ ”che l’azienda vada avanti con i suoi piani. C’e’ tutto il tempo da qui a quando parte l’investimento per riprendere in mano quei due o tre punti piu’ controversi dell’accordo e provare a condividerli con tutti, compresa la Fiom”.

”Se la Fiat taglia fuori la Fiom – aggiunge Epifani a La Repubblica – rischia di infilarsi in una situazione molto piu’ complicata di quanto immagina”. E poi occorre tenere conto che la Fiom a Melfi ”e’ tornata ad essere il primo sindacato”. L’altra strada e’ quella di ”blindare gli accordi senza la Fiom – aggiunge a La Stampa – partendo da Pomigliano per estenderli poi ad altri stabilimenti. Ma credo che creerebbe non pochi problemi: sarebbe una strada del tutto illogica, per tutti”.

Il numero uno della Cgil lancia poi un messaggio alla Fiat, di ”non sbagliare, di non pensare che le polemiche di questi giorni possano determinare un prolungamento di una rottura”. Epifani fa, infine, una sottolineatura negativa anche nei confronti del governo che ”non ha uno straccio di idea di politica industriale – conclude a La Repubblica – e anziche’ unire, ha giocato un ruolo negativo con il ministro del Lavoro che, ideologizzando la vertenza, ha puntato alle divisioni”.

Bonanni: Newco? Ipotesi che non esiste. Non esiste alcuna ipotesi che faccia pensare alla costituzione di una Newco da parte della Fiat, e’ solo ”un tentativo per svilire un successo”. Cosi’ il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni, in un’intervista al Messaggero, liquida la questione e parla di ”capolavoro” rispetto al risultato del referendum.

”Ho l’impressione che si stiano mettendo delle balle di fieno intrise di benzina sotto un successo indiscutibile – afferma – nonostante la campagna di disinformazione che c’e’ stata contro l’intesa”. Quanto alla possibilita’ di riaprire la trattativa, includendo anche la Fiom, Bonanni e’ chiaro, potra’ accadere ”solo se la Fiom cambiera’ opinione”.

Altrimenti, si procederà ”come abbiamo gestito negli ultimi dieci anni gli accordi che non avevano la firma della Fiom”. Rispetto ai rapporti con la Cgil, il leader della Cisl commenta: ”spero che si prenda insieme a noi – dice riferendosi al segretario del sindacato Epifani – la responsabilita’ di rafforzare l’investimento e l’unita’ del sindacato. E’ nelle difficolta’ che il sindacato si rafforza o si indebolisce”.

Sacconi: Pomigliano è una svolta come la scala mobile. ”Un risultato che supera le aspettative”. E’ quello del referendum di Pomigliano, secondo il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, intervistato dal Corriere della Sera. ”Un accordo come questo, che chiede di lavorare tre turni per sei giorni e’ impopolare – precisa Sacconi – perche’ cambia la vita delle persone” e già il risultato del 64% dei sì è un traguardo. Ma al di là dei numeri, secondo il ministro, il referendum evidenzia nettamente che ”i sostenitori dell’accordo hanno vinto, la Fiom ha perso”.

Dal canto suo, la Fiat ha confermato l’accordo e ha espresso ”un giudizio fortemente critico su chi non ha voluto sottoscriverlo e dice che lo attuera’ con i sindacati firmatari”. Il giudizio di Sacconi sulla condotta dell’azienda e’ positivo: ”questo gruppo dirigente – dice – ha presentato piani industriali credibili, cercando convenienze non negli incentivi pubblici ma nella responsabilizzazione e nel coinvolgimento dei sindacati attorno a obiettivi condivisi di produttivita’ e rilancio competitivo. Il governo non può che guardare con favore a tutto ciò”‘.

Quanto alle mosse che intende mettere in atto il governo, Sacconi anticipa che si stanno valutando le porzioni di salario aggiuntivo che potranno essere oggetto di detassazione e detrazione, poiche’ con l’accordo che prevede tre turni di notte e straordinari, un operaio di terzo livello finira’ per prendere circa 3.200 euro lordi in piu’ ogni anno. Il caso-Pomigliano, per Sacconi ”segna una svolta nel metodo ma non nei contenuti”, perche’ questi dipendono dalle singole realta’ aziedali e locali, ”e del resto ci sono stati gia’ altri contratti che sdoganano il contratto nazionale”.

Infine, per il ministro ”il contratto nazionale sara’ sempre piu’ una cornice leggera per assicurare i livelli essenziali di salario e tutele ma e’ a livello aziendale e territoriale che si giochera’ il futuro delle nuove relazioni industriali”. Sulla Cgil, il commento del ministro e’ netto: ”e’ come quell’automobilista che imbocca l’autostrada contromano e si chiede perche’ tutti gli altri vanno nella direzione opposta”, mentre sul Pd dice che ”e’ imploso tra tante posizioni diverse”.

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