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Il sindaco celebra il funerale del Comune. Requiem per Ponte San Nicolò (Padova),

di Sandro |23 Giugno 2010 10:02

Sede municipale del Comune di Ponte San Nicolò

Vestito scuro, fascia tricolore, aria solenne. Ieri il sindaco di Ponte San Nicolò, un piccolo centro in provincia di Padova, ha celebrato una cerimonia funebre: il funerale del Comune. «Qui riposa il Comune di Ponte San Nicolò – si legge nel necrologio affisso sulla bara -. Si ricordano i servizi resi».

Il caro estinto era lo stesso Comune, «ferito dal patto di stabilità e colpito dalla manovra economica». Il sindaco Enrico Rinuncini lo ha definito un «gesto forte, fuori dal comune, ma nell’interesse del Comune». La cerimonia, che si è tenuta in municipio, è stata definita “folle” dallo stesso primo cittadino, «ma di immediata comprensione, perché permette di capire la difficile situazione in cui si trovano ad operare gli amministratori, dai quali il cittadino si aspetta risposte concrete».

L’amministrazione di Ponte San Nicolò dovrà infatti fare i conti con i forti tagli imposti dalla manovra economica: 395 mila euro nel 2011, che saliranno a 612 mila nel 2012. I ridimensionamenti si vanno a sommare poi ai vincoli e alla riduzione dei trasferimenti imposti dal patto di stabilità.

«Con questa manovra – afferma Rinuncini – il governo ci obbliga al taglio drastico dei contributi al nostro articolato mondo associativo sociale, culturale e sportivo; alla riduzione delle manutenzioni delle strade e delle aree verdi. Forse saremo costretti ad oscurare parte dell’illuminazione pubblica. E’ impensabile chiedere ulteriori sacrifici ai Comuni che in questi anni hanno dato il miglior contributo al risanamento e al contenimento della spesa pubblica. E’ improponibile colpire indistintamente tutti i Comuni, sia quelli virtuosi come il nostro, sia quelli spreconi».

La dura protesta, con tanto di bara e necrologio, «è un atto dovuto nei confronti dei cittadini, che devono comprendere le ragioni che ci obbligheranno a negare risposte alle loro esigenze. Ed è un atto necessario per esprimere la frustrazione di amministratori costretti a non realizzare gli obiettivi che si erano impegnati a raggiungere, non per propria colpa, ma per imposizioni cadute dall’alto senza equità».

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