Poste, utile record: oltre due miliardi nel 2024, ricavi a 12,6 miliardi (nella foto Ansa l'ad di Poste Matteo Del Fante)
Poste Italiane aggancia il boom degli utili bancari grazie ai tassi Bce per chiudere un 2024 da record. E punta anche su Tim per una “partnership industriale” con sinergie sia di costo sia sul piano dei ricavi. Centrando con due anni di anticipo gli obiettivi del Piano industriale 2024-2028 “The Connecting Platform”, il gruppo ha registrato nel 2024 il suo utile netto “più alto mai registrato” pari a 2,01 miliardi di euro e si attende 2,1 miliardi per il 2025. Ai massimi di sempre anche i ricavi 2024 a 12,6 miliardi, in crescita del 5%, di cui la metà, 6,4 miliardi, dai servizi finanziari.
Corrono anche l’attività postale e i servizi Postepay, ma è decisiva – come per i conti record delle banche – la pioggia di utili caduta sugli intermediari grazie agli elevati margini d’interesse prima che la Bce iniziasse a ridurre il costo del denaro: per Poste il solo margine d’interesse nel 2024 valeva 2,5 miliardi, in crescita di oltre il 13 per cento.
Nonostante i tassi abbiano preso la strada di un graduale, ma costante, calo, il gruppo guidato da Matteo Del Fante anche per il 2025 conferma una traiettoria di crescita con utile netto atteso a 2,1 miliardi di euro. Numeri che hanno consentito a Del Fante di impegnarsi “a rivedere al rialzo la politica dei dividendi, con un pay-out ratio strutturalmente incrementato al 70 per cento, che si traduce in oltre 7,5 miliardi di euro di dividendi cumulati nel periodo 2024-2028, rispetto all’obiettivo originario di 6,5 miliardi”.
Tutto ciò dopo un dividendo per azione per l’intero esercizio 2024 pari a 1,08 euro, in crescita del 35% su base annua: 1,4 miliardi di dividendi sull’utile netto dell’esercizio 2024 che saranno distribuiti a giugno. Decisamente euforica la reazione in Borsa, con un +2,71%. Nei conti 2024 non compare la generazione di ricavi della telefonia: l’unico riferimento è che “nell’ambito della telefonia proseguirà l’impegno nella proposizione di nuovi prodotti e servizi integrati con un focus sulle evoluzioni della Postepay Connect”.
C’è invece il riferimento al “recente ingresso nella compagine azionaria di Telecom Italia” rilevando da Cdp quasi il 10% nel capitale della tlc, che “abilita l’evoluzione dei rapporti commerciali tra le due società e mira a creare sinergie e favorire il consolidamento del mercato nazionale delle telecomunicazioni”. Tema che, inevitabilmente, ha preso spazio durante la conference call del management con gli analisti.
“Finora – ha risposto Del Fante – non sono state considerate sinergie di Poste con Tim” ma in prospettiva “vogliamo essere un partner industriale”, e oltre alle sinergie più immediate sul lato dei costi possono essercene sul lato dei ricavi, “che sono una sfida maggiore”.
Parole che hanno lasciato a +0,04% le azioni Tim, con gli investitori che s’interrogano sul futuro del gruppo fra l’ingresso di Poste nel capitale e ipotesi di consolidamento europeo nel segno del Piano Draghi con le avances dei francesi di Iliad, e con il nodo della quota di quasi il 24% in mano a Vivendi che sarebbe oggetto di attenzioni da parte del fondo Cvc. Dossier politico rispetto al quale Poste prende le distanze. “Voglio essere preciso: noi non è che siamo a favore, non siamo propositori o promotori, noi sosteniamo il processo di consolidamento che si è già avviato. Non lo vogliamo ostacolare, non lo stiamo frenando” ha detto Del Fante. “Come potrà svolgersi questo processo, attraverso quali modalità e soluzioni, è ancora prematuro parlarne”.