Povertà, in Italia la discesa più veloce: 3% in più a rischio

Il presidente dell’Istat, Enrico Giovannini (Foto Lapresse)

ROMA – Un italiano su tre, il 29,9%, è a rischio povertà. E quello italiano è il dato peggiore in Europa. Anche chi ha una pensione, spesso non riesce a campare con quella. Quasi un pensionato su due, il 47,5%, ha una pensione di meno di mille euro al mese. C’è poi un “fortunato” 37,7% che ha una pensione fra i mille e i duemila euro, mentre il 14,5% supera i duemila euro.

Mentre il dato di rischio povertà ed esclusione sociale negli altri Paesi del vecchio continente è del 26,3%, l’Italia ha segnato la variazione negativa peggiore.

L’Italia è messa male anche per quanto riguarda i cittadini in condizione di povertà relativa: nel 2011 le famiglie in questo stato erano quasi tre milioni (2.782.000 per l’esattezza), cioè l’11,1%. Le persone povere erano 8 milioni e 173mila, il 13,6% del totale degli italiani.

Le famiglie più a rischio povertà sono quelle numerose, soprattutto con figli minori, che abitano nel Mezzogiorno e in cui convivono più generazioni. Tra i minorenni che vivono con i genitori quelli poveri sono il 27,8%.

Insieme alla ricchezza diminuisce anche l’istruzione in Italia: il livello di scolarizzazione è precipitato soprattutto per quando riguarda i giovani che riescono a prendere il diploma. Aumentano invece i ripetenti.

Finita la scuola, poi, quelli che riescono a trovare un lavoro sono una minoranza. Tra i diplomati del 2007, a tre anni di distanza ( nel 2011) il 49% lavora, il 16,2% è in cerca di un lavoro e il 31,5% prosegue gli studi. Al Sud la quota di giovani diplomati che dopo tre anni sta ancora cercando un lavoro supera il 20%.

I dati sono contenuti nel rapporto sulla coesione sociale pubblicato da Istat, Inps e ministero del Lavoro.

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