Crolla il prezzo del petrolio ma quello della benzina non cala. Ecco perché

ROMA – La crisi dell’euro e gli allarmi sul crollo dei consumi hanno fatto cadere il prezzo del petrolio, ma i consumatori in Italia non se ne sono ancora accorti. Il prezzo della benzina continua a non calare. Ma perché?

Una prima causa è il deprezzamento dell’euro rispetto al dollaro, visto che la moneta americana è il punto di riferimento per il costo del barile di petrolio. Questo però non spiega interamente la differenza nella riduzione.

L’altra causa sono le famigerate accise: in Italia c’è ormai uno dei valori più alti di imposizione fiscale sulla benzina. E in futuro le cose non sembrano promettere bene: dal primo luglio entra in vigore l’embargo petrolifero di Unione Europea e Stati Uniti nei confronti dell’Iran. La mancanza di un big sul mercato dell’oro nero potrebbe far rapidamente svanire l’eccesso di offerta che sta facendo calare i prezzi del barile.

In un certo senso la crisi fa bene e paradossalmente chi spera di pagare meno alla pompa di benzina deve tifare perché le difficoltà proseguano. Sebbene la recessione provochi pesanti ripercussioni sulla vita delle persone, perdita del potere d’acquisto, perdita del posto di lavoro, ecc. c’è infatti un altro lato della medaglia: negli ultimi tre mesi il brent, il barile di petrolio grezzo da 159 litri estratto nel Mare del Nord e punto di rifermineto del mercato mondiale è passato dai 120 dollari di aprile a circa 90. In pratica la congiuntura negativa ha come conseguenza il minor utilizzo delle materie prime.

Generalmente a un indebolimento della domanda segue una riduzione della produzione da parte dei paesi esportatori così da poter bloccare la caduta dei prezzi. Ma questa volta non è accaduto. L’Opec, il cartello dei paesi produttori, ha confermato le quantità di produzione finora stabilite. La Russia le ha addirittura aumentate: per raggiungere il pareggio di bilancio il paese ha bisogno di un barile da 120 dollari. Dinanzi al crollo dei prezzi Mosca è costretta ad estrarre di più e a vendere di più e questo provoca una forte accumulazione di scorte nei paesi industrializzati.

I consumatori però non beneficiano di alcun vantaggio. A livello Paese il prezzo medio praticato della benzina (sempre in modalità servito) va dall’1,797 euro/litro di Eni all’1,809 di Tamoil (no-logo in salita a 1,686). Per il diesel si passa dall’1,693 euro/litro di Eni all’1,700 di Tamoil (no-logo a 1,555). Il Gpl e’ tra 0,765 euro/litro di Eni e 0,798 di Tamoil (no-logo a 0,761). I prezzi sono diminuiti di circa il 10% rispetto ai massimi di aprile, una riduzione molto inferiore rispetto a quanto è successo sui mercati internazionali del petrolio.

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