Produzione industriale, crollo a febbraio. Si salva solo chi esporta

Pubblicato il 14 Aprile 2012 - 10:01 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Produzione industriale sempre più giù: a febbraio, secondo l’Istat, il calo è dello 0.7% rispetto al mese precedente e del 6.8% su base annua. Si tratta, spiega il sole 24 Ore, del calo tendenziale più forte dal novembre 2009.  Su base mensile, quindi, l’Istat registra, dopo il forte ribasso segnato a gennaio (-2,6%), una nuova flessione. Nella media del trimestre dicembre-febbraio l’indice risulta cosi’ diminuito dell’1,0% rispetto al trimestre immediatamente precedente.

In termini annui, invece, si tratta della sesta diminuzione consecutiva, con l’indice che viaggia in territorio negativo da settembre 2011 e il -6,8% di febbraio 2012 risulta il peggior dato da novembre del 2009 quando la produzione segnò un calo del 9,3%.    Diffondendo il dato tendenziale corretto per gli effetti di calendario l’istituto di statistica, inoltre, ricorda che i giorni lavorativi sono stati 21 contro i 20 di febbraio 2011 (la variazione grezza è pari al -3,5%). Nella media dei primi due mesi dell’anno la produzione è scesa del 5,7% rispetto allo stesso periodo del 2011.

Guardando ai raggruppamenti principali di industrie, a febbraio l’indice destagionalizzato registra variazioni positive congiunturali nel comparto dell’energia (+5,7%) e in quello dei beni strumentali (+2,0%). Variazioni negative si registrano invece, per i beni di consumo (-2,3%) e per i beni intermedi (-1,9%). In termini tendenziali l’indice corretto per gli effetti di calendario segna rialzi per il solo comparto dell’energia (+3,3%), spinto da un clima particolarmente rigido. Diminuiscono in modo significativo i beni intermedi (-10,6%) e i beni di consumo (-9,6%).

Analizzando i diversi settori economici la produzione registra gli aumenti piu’ marcati nei comparti della fornitura di energia elettrica, gas, vapore ed aria (+11,0%), della fabbricazione di computer, prodotti di elettronica e ottica, apparecchi  elettromedicali, apparecchi di misurazione e orologi (+5,0%);. mentre i settori che registrano i cali maggiori sono: la fabbricazione di prodotti chimici (-13,9%), le industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-12,9%) e l’industria del legno, della carta e stampa (-12,8%).

Confindustria: “-22% rispetto alla produzione pre-crisi”. Il centro studi di Confindustria ”stima in marzo una variazione nulla della produzione industriale su febbraio”. Intanto, rilevano gli economisti di viale dell’Astronomia, si attestano al 5,4% il recupero dai minimi della recessione (marzo 2009) e al -22,1% la distanza dal picco di attivita’ pre-crisi (aprile 2008)”. Nel primo trimestre 2012 attivita’ ancora in calo: -2,3% congiunturale. ”Le prospettive sono incerte”.

Nel primo trimestre 2012, indicano gli economisti di Confindustria , ”l’attività è ancora in calo: -2,3% congiunturale, dopo il -2,4% nel quarto 2011 e il -1,0% nel terzo (questi ultimi due trimestri sono stati rivisti al ribasso dall’Istat)”.  Prospettive ancora incerte . ”Il secondo trimestre 2012 acquisisce dal primo una variazione di -0,2% sul precedente”. Mentre ”le attese degli imprenditori sulla produzione a tre mesi – rileva il CsC – sono migliorate di poco in marzo (dati Istat) ma le valutazioni dei direttori d’acquisto sugli ordini ricevuti dalle imprese manifatturiere segnalano marcati arretramenti: il relativo indice del Pmi manifatturiero per l’Italia si e’ collocato a 45,7 da 46,4 di febbraio. Tale calo e’ stato spiegato con una significativa debolezza della domanda interna”.

Gli ordini esteri ”dopo sette mesi di contrazione, sono invece tornati in territorio espansivo (51,4 da 49,6), grazie maggiormente alle commesse provenienti da Stati Uniti e Paesi emergenti, specie nei settori dei beni di consumo e di investimento”.

Si salva solo chi esporta. Le uniche piccole e medie imprese che in qualche modo “si salvano” spiega invece Repubblica citando il rapporto Mediobanca sono quelle che esportano. Resta invece centrale il problema del rapporto tra le Pmi e le banche. Su 3320 aziende interpellate, tutte con un numero di dipendenti compreso tra i 15 e i 49, infatti, il 72% ha ammesso di avere difficoltà nell’accesso al credito. Si tratta di un dato in forte peggioramento visto che, nel 2011, la percezione di difficoltà dell’accesso al credito riguardava “solo” il 45% del campione.

Negativa anche la prospettiva per quanto riguarda i bilanci. Nel 2011, infatti, erano state il 50,2% delle imprese a chiudere con il segno più. Per il 2012, invece, il dato stimato dal rapporto è del 32,7%. L’unico dato positivo, insomma, rimane quello delle esportazioni. L’incidenza delle vendite all’estero, per le nostre Pmi è infatti pari al 44% del totale. E nel 2012, secondo le stime, il 39% delle imprese vedrà aumentare gli ordinativi proprio dall’estero. In Italia, invece, è solo il 15% delle imprese che potrà contare su un aumento della domanda interna.