I progetti ci sono e dovrebbero esserci anche i soldi (più di 51 miliardi), ma le auto e i treni non hanno ancora strade e ferrovie.
Sono più di milleduecento i progetti in cantiere. Il PNRR dovrebbe servire all’Italia anche per ammodernare ferrovie, strade e percorsi ciclabili. Il Governo ha a disposizione più di 51 miliardi di euro. Per la precisione sono 51,6 miliardi. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza dovrebbe stimolare la crescita economica e la sostenibilità ambientale del Paese, e per far sì che si possa avere vero sviluppo bisogna giocoforza puntare sui progetti infrastrutturali.
All’interno del PNRR il capitolo trasporti è chiamato Missione 3 “Infrastrutture per una mobilità sostenibile” e rappresenta il 33,44% del totale dei fondi. Analizzando il programma si scopre che RFI (cioè la rete ferroviaria italiana), che è il principale operatore in questo settore, gestisce l’88% circa dei fondi destinati alle infrastrutture.
Ciò significa che RFI è responsabile della maggior parte degli investimenti in questo ambito. E anche se ci sono in programma più interventi sulla rete viaria (732,3 milioni di euro), finanziariamente per strade e autostrade si spenderà molto meno di quanto si vuole investire sulla rete ferroviaria.
Per le ferrovie il Governo è pronto a spendere 47 miliardi di euro. In altre parole, ci sono molti progetti stradali, ma con budget più ridotti, mentre gli investimenti ferroviari sono meno numerosi ma molto più consistenti. Ha senso… Il sistema ferroviario italiano lascia molto a desiderare per la qualità del servizio e l’efficienza complessiva.
Treni e strade in crisi, ma il PNRR interviene con 51 milioni
Il traffico è concentrato su pochi grandi assi, mentre altre aree, soprattutto nel Meridione, sono scarsamente servite. E sono tante le inefficienze organizzative, che portano a ritardi cronici, cancellazioni di treni e manutenzione insufficiente. Altri problemi noti riguardano i convogli vecchi e lenti, le linee chiuse o non adeguatamente mantenute, la mancanza di coordinamento tra le diverse reti di trasporto e la scarsa sostenibilità ambientale.
La maggior parte dei progetti a eccezione degli otto che hanno valore nazionale, dovrebbe partire in Calabria. La percentuale dei cantieri che si vorrebbero portare in termine in territorio calabrese è pari al 13,87% dei progetti totali. Segue la Lombardia con il 11,9% circa dei progetti. Poi ci sono Puglia (9,41%) e Marche (7,06%).
Tanti progetti, come abbiamo visto, non significa per forza maggiori fondi. E infatti a ottenere più milioni sono altre Regioni. Il Piemonte dovrebbe prendere il 12,67% dei fondi disponibili (corrispondenti a circa 6,5 miliardi di euro). Seguono il Veneto (12,22%), la Liguria (12,19%), la Sicilia (11,05%) e la Campania (9,72%). Chi prenderà meno di tutti è la Valle d’Aosta (178,4 milioni in tutto).
La paura è che molti di questi progetti non vedranno mai luce. Quasi i cantieri dovrebbero essere gestiti dai Comuni, che però sono un po’ ovunque in ritardo o in difficoltà. Gli interventi sulla rete viaria sono più numerosi, come abbiamo visto, ma sono anche quelli più complicati da attuare. La complessità dei progetti e la burocrazia possono rallentare la realizzazione dei piani. Inoltre, la necessità di coordinare tra diversi enti e operatori può creare ulteriori ostacoli.
A questo punto è già arrivato il momento di dare priorità ai progetti che possono avere maggior impatto sulla mobilità e sulla sostenibilità, anche se questo potrebbe significare ridurre il numero di progetti meno rilevanti.