ROMA – Toto-province, chi rischia di più? Si conoscono già i criteri per l’abolizione, servono ancora dei giorni per consentire un minimo di discussione con Regioni e Comuni, ma entro l’anno la mappa della geografia amministrativa dell’Italia sarà definitivamente cambiata. Dunque, i parametri del ministro Patroni Griffi sono chiari: sotto i 350 mila abitanti e i 3 mila kmq di superficie, la Provincia è a rischio. Sicure del posto sono quelle capoluoghi di regione. Le grandi città faranno a meno dell’ente intermedio provinciale che confluirà nel consiglio delle nuove in aree metropolitane. Quindi 10 province in meno contando Roma, Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli, Reggio Calabria.
Stanno per esalare l’ultimo respiro altre 42 province: Pescara, Teramo, Matera, Crotone, Vibo Valentia, Benevento, Ferrara, Modena, Reggio Emilia, Ravenna, Forlì-Cesena, Rimini, Piacenza, Rieti, Latina, Savona, Imperia, La Spezia, Lecco, Lodi, Macerata, Ascoli, Fermo, Isernia, Vercelli, Biella, Asti, Verbano-Cusio-Ossola, Taranto, Brindisi, Barletta-Andria-Trani, Pisa, Grosseto, Siena, Lucca, Arezzo, Livorno, Prato, Pistoia, Massa, Terni, Rovigo. Sono escluse in questa classifica le regioni a statuto speciale.
Come si vede stanno per saltare tutte le nuove Province, l’esempio offerto dal referendum in Sardegna coincide con la volontà del Governo. I sardi avevano espressamente dichiarato di voler rinunciare a Medio Campidano, Ogliastra, Olbia-Tempio e Carbonia-Iglesias. E sono altre 4. Per il resto del territorio nazionale sarà curioso vedere come decideranno di accorparsi i cugini terribili e rivali (Livorno-Pisa insieme?). Oppure la nascita della provincia di Fermo ha dimezzato estensione e abitanti di quella di Ascoli Piceno finendo per segnare il destino di entrambe. L’esperimento della Bat provincia (Barletta, Andria e Trani) non è riuscito, finirà e , d’altra parte, parliamo di una Provincia che conta una decina di Comuni e tre capoluoghi
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