Puglia, aziende in fuga: allarme lavoro. Una “brutta storia” da raccontare a Vendola

Pubblicato il 24 Settembre 2010 - 10:30 OLTRE 6 MESI FA

Nichi Vendola

Alenia Aeronautica annuncia la chiusura lo stabilimento di Brindisi con 70 dipendenti, Natuzzi chiede la cassa integrazione straordinaria per quasi 3 mila lavoratori. Poi c’è Lecce che incassa lo schiaffo dalla British American Tobacco, che chiude la fabbrica in città e lascia la Puglia. In crisi anche il settore edile, che rischia di perdere migliaia di addetti, come denuncia Salvatore Matarrese, presidente di Ance (costruttori) Puglia e vice presidente nazionale: «Nei prossimi mesi e nel 2011 altri 20mila addetti, se non 30mila, visto che qui continuiamo a perdere i fondi comunitari, non investiamo nelle infrastrutture e nell’ edilizia, settore trainante per tutta l’economia regionale».

Il governatore Nichi Vendola dovrà fare i conti in Puglia con il problema, molto serio, del lavoro e delle aziende in difficoltà pronte ad abbandonare il Tavoliere. Fino a qualche tempo numeri e investimenti dicevano il contrario. Come ricostruisce il Sole 24 Ore, Alenia aveva investito milioni di euro: 53 per la sede di Foggia, 19 per un nuovo reparto di produzione di Agusta spa a Brindisi, 48 di Avio spa per le linee di produzione e manutenzione di Brindisi e 51 di Dema spa.

Stessa storia per le industrie Natuzzi. A giugno scorso parlavano di un piano di rilancio del gruppo a 5 anni, ora ammettono: “Non siamo fuori dalla crisi”, nonostante 6 anni di Cigs. Il numero uno Pasquale Natuzzi dal 16 ottobre chiede la cassa integrazione per le fabbriche di Bari, Matera, Taranto, Udine.

Poi ci sono le sigarette della BAT, la multinazionale in fuga dalla Puglia in cerca di mercati migliori. Il segretario regionale Uil, Aldo Pugliese commenta: «Molte di queste aziende hanno preso una barca di soldi per localizzarsi, suoli, gradualità nei contratti di lavoro e poi vanno via».