ROMA – Quantitative easing. “Bce si è emancipata dalla Germania”, Financial Times. Domina tutti i principali siti internazionali l’annuncio del presidente della Bce, Mario Draghi, di lanciare il quantitative easing per risollevare le sorti dell’Eurozona. Da epocale a storico gli aggettivi per descrivere la decisione presa dal numero uno di Francoforte sulla stampa anglosassone.
“La Bce scatena il quantitative easing“, titola il Financial Times, spiegando che Draghi “alla fine ha varato il tanto atteso piano contro la stagnazione dell’Eurozona, annunciando un Qe più ampio di quanto previsto e che punta all’acquisto di 60 miliardi di euro di titoli al mese, compresi bond sovrani”. Per la Bbc arriva “una enorme spinta per l’Eurozona con un piano da mille miliardi”.
“La Bce si emancipa dalla Germania”, FT. Il quotidiano economico della City punta sul risvolto politico della mossa di Draghi. L’editoriale di oggi di Gavyn Davies sul Financial Times (“Mr Draghi finally delivers”) saluta positivamente il fatto che il presidente della Bce ha alla fine portato a termine il suo piano. Non senza nascondere le incognite che pure restano.
E’ questo il “credibile cambio di regime” che economisti come Paul Krugman affermano essere l’unico modo con cui le banche centrali possono aggredire crescita e inflazione quando i tassi di interesse sono sotto lo zero? Sarebbe troppo ottimistico rispondere sì, ma è sicuramente un considerevole cambio di rotta culturale rispetto agli standard della Bce. In origine disegnata petissequamente sul modello della Bundesbank tedesca, la Bce ha oggi (ieri, ndr.) dichiarato la sua indipendenza dai suoi antichi tutori. (Gavyn Davies, Financial Times)
La Bce “comprerà bond al ritmo di 60 miliardi di euro al mese fino alla fine di settembre 2016 e possibilmente oltre, secondo il piano conosciuto come Qe”, scrive l’emittente d’Oltremanica. Per l’agenzia Bloomberg “Draghi guida la Bce in una nuova epoca, impegnandola ad acquistare almeno 1.000 miliardi di euro di titoli per combattere la deflazione e far ripartire la crescita nel’Eurozona”. Sulla stessa linea il Wall Street Journal che parla “di una decisione storica per combattere la stagnazione e la bassissima inflazione in una regione (Eurozona) che è diventata la minaccia più grande alla ripresa mondiale”.