ROMA – Da aprile prossimo, il lavoratore che riuscirà a sommare quota 100 tra età anagrafica ed età contributiva potrà accedere alla pensione. Potrà cioè andare in pensione anche a 62 anni, cinque anni prima degli attuali requisiti: 62 anni è infatti la soglia anagrafica minima, da far coincidere quindi con 38 anni di contributi. Il meccanismo dovrebbe partire a febbraio per consentire il pagamento degli assegni ad aprile. E’ quanto stabilito dall’accordo sul testo della legge di bilancio che il Governo presenterà al Parlamento.
Modifiche quindi sono ancora possibili: intanto però la quota 100 licenziata non comporterà limitazioni di sorta né penalizzazioni (quelle previste per l’anticipo accordato a particolari categorie). Al crescere dell’età il requisito contributivo dovrebbe rimanere bloccato a 38, così da avere quota 101 fino a 104. Non c’è nell’accordo quello che Salvini chiama l’obiettivo finale, “azzerare tout court la legge Fornero: la soglia di questo primo anno è lo schema 62 e 38 con l’obiettivo di arrivare a quota 41 pura”, cioè 41 anni di contribuzione sufficienti ad andare in pensione a prescindere dall’età anagrafica.
Altri dubbi riguardano “opzione donna”. Il viceministro Di Maio ha assicurato che sarà rinnovata, ma non è chiaro a quali condizioni: 58 anni con 35 di versamenti sono i requisiti attuali, le penalizzazioni verranno mantenute o abolite? Altra questione da dirimere è l’indicizzazione degli assegni pensionistici al costo della vita: dal primo gennaio le pensioni saranno rivalutate all’inflazione? E se sì, in che modo, a scaglioni, rivalutazione piena fino a 1500 euro lordi e da quella soglia a scendere fino ad annullarsi per gli assegni più alti?