Fine recessione. “L’Istat gufa, ma quale ripresa!”, Il Manifesto

Fine recessione. "L'Istat gufa, ma quale ripresa!", Il Manifesto
Fine recessione. “L’Istat gufa, ma quale ripresa!”, Il Manifesto

ROMA – Fine recessione. “L’Istat gufa, ma quale ripresa!”, Il Manifesto. L’ultimo rapporto Istat ha consegnato il dato dell’imminente fine della recessione, ancorché la crisi occupazionale resti ancora lontana dall’essere archiviata e anzi aumenta il numero di disoccupati, specie dei cinquantenni nel mezzogiorno.

Gli indicatori economici segnalano una ripresa dei consumi ma, per esempio, l’ottimismo con cui il Tesoro ha salutato la diminuzione del prezzo del greggio e il suo impatto positivo sul Pil viene smentito dall’Inps che parla di effetto nullo su Italia e Germania. E non è la prima volta che l’Istat incrocia i guantoni, per così dire, con il Governo come nel caso del giudizio previsionale sulla manovra espansiva decantata da Renzi (anche qui, “effetto nullo” secondo Istat).

Per questo Il Manifesto ha dedicato alla questione un titolo (“L’Istat gufa, ma quale ripresa!”) a firma Massimo Franchi in cui l’ente di statistica viene arruolato tra quei nemici che il presidente del Consiglio Renzi ama qualificare appunto come “gufi”.

Nella cate­go­ria dei gufi — se non dei diser­tori — in que­sto 2014 che si chiude va cer­ta­mente inse­rita l’Istat. Che anche nel penul­timo giorno dell’anno è tutt’altro che otti­mi­sta sullo stato dell’economia ita­liana e — ancor di più — del mer­cato del lavoro.

Nella sua «Nota men­sile» di dicem­bre, l’istituto nazio­nale di sta­ti­stica «neu­tra­lizza» il calo del costo del petro­lio — uti­liz­zato invece dal mini­stro Padoan per pre­ve­dere un aumento del Pil dello 0,5 per cento nel 2015 — par­lando di «impatto nullo per Ita­lia e Ger­ma­nia», men­tre «i segnali posi­tivi per la domanda interna» por­te­reb­bero ad «una sostan­ziale sta­zio­na­rietà della cre­scita nel tri­me­stre finale dell’anno»: insomma, il Pil nel quarto tri­me­stre potrebbe far dimi­nuire di un deci­male il meno 0,4 per cento ora pre­vi­sto per il 2014. (Massimo Franchi, Il Manifesto)

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