Reddito di cittadinanza, le nuove regole: decalage dopo rifiuto offerta di lavoro congrua

È terminata dopo circa un’ora la riunione a Palazzo Chigi sulla manovra e il Reddito di cittadinanza. Alla riunione non ha partecipato il ministro dell’Economia Daniele Franco che è impegnato a Bruxelles.   La manovra potrebbe tornare domani in consiglio dei ministri.

A quanto si apprende da diverse fonti, il testo definitivo potrebbe essere portato di nuovo all’attenzione dei ministri per un giro di tavolo prima del passaggio alle Camere, presumibilmente venerdì, dopo la bollinatura della Ragioneria generale dello Stato.

Decalage del Reddito di cittadinanza dopo il rifiuto di una offerta di lavoro congrua

Il decalage del Reddito di cittadinanza scatterà dopo il rifiuto di una offerta di lavoro congrua. E’ quanto sarebbe stato confermato nella riunione a Palazzo Chigi.

“Il decalage partirà dopo la prima domanda di contratto congruo rifiutata – ha spiegato il ministro delle Politiche agricole, Stefano Patuanelli (M5s) -.

Tutto il resto delle disposizioni già presentate nella richiesta contenuta nella legge di Bilancio come uscito dal Cdm, rimangono inalterate. Ma per noi era fondamentale che il decalage partisse dopo il primo rifiuto e non in modo automatico”. 

“Il tavolo di questa mattina – ha proseguito Patuanelli – era legato ad alcuni elementi di dettaglio di modifiche che la legge di Bilancio propone per il reddito di cittadinanza.

In particolare, per noi era fondamentale che il decalage partisse da un elemento di decisione presa dal precettore e non in modo automatico, perché è chiaro che noi puntiamo a ricollocare tutte le persone che hanno accesso al reddito di cittadinanza; ma il decalage non può partire dopo tre mesi, ad esempio, e quindi questa nostra proposta è stata accolta”. 

Vengono rivisti i requisiti di età per l’anticipo pensionistico con Opzione donna

A quanto si apprende al termine della riunione a Palazzo Chigi, la norma della manovra dovrebbe essere modificata rispetto all’ipotesi iniziale e il criterio di età per accedere alla misura dovrebbe essere abbassato, come aveva già anticipato il ministro Andrea Orlando.

Nella ipotesi iniziale l’età per Opzione donna si alzava a 60 anni e invece dovrebbero essere confermati i parametri attuali di pensionamento anticipato con 58 anni di età per le lavoratrici dipendenti e 59 anni per le autonome.

“In vista del possibile ritorno della manovra in Consiglio dei ministri, riteniamo indispensabile che il Governo inserisca nel testo le modifiche necessarie a prorogare il Superbonus 110% anche per i detentori di abitazioni unifamiliari ed edifici indipendenti – affermano i deputati del MoVimento 5 Stelle Riccardo Fraccaro, Luca Sut e Patrizia Terzoni -.

Serve una linea di indirizzo chiara da parte dell’Esecutivo: il disegno di legge di Bilancio che andrà in Gazzetta Ufficiale deve contenere la proroga anche per questa tipologia di edifici, rimuovendo sia il tetto dei 25.000 euro ISEE sia la data del 30 settembre 2021 come termine per presentare le comunicazioni agli uffici comunali.

Il presidente Draghi e il ministro Franco prendano atto della richiesta che giunge da tutte le forze politiche e inseriscano in manovra le proposte di modifica messe a punto dal Movimento 5 Stelle.

Abbiamo messo sul tavolo un’opzione alternativa che non crea ostacoli neanche sul fronte delle coperture, per cui non c’è ragione di attendere oltre.

Non possiamo lasciare centinaia di migliaia di famiglie, tecnici e imprese nel limbo. Il Parlamento farà la propria parte ma è importante che il Governo metta subito un punto fermo”. 

Giorgio Palù: “Serve una legge per finanziare la ricerca sulla pandemia”

“Ho fatto presente al Ministro della Salute, d’intesa col Presidente dell’ISS e il Direttore della Prevenzione del Ministero, l’opportunità di prevedere una legge volta a finanziare un progetto di ricerca nazionale atto a combattere l’attuale e future minacce pandemiche.

Il Ministro si è impegnato ad inserire nella legge di Bilancio un finanziamento ad hoc come avvenuto con grande successo in passato per la ricerca e la sanità italiane con la legge per far fronte all’emergenza AIDS”.

Lo ha detto il presidente dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) Giorgio Palù durante l’audizione in commissione Affari sociali della Camera.

A chi prende il Reddito di cittadinanza non conviene lavorare 

Oggi a un percettore del RdC “lavorare non conviene”, scrive il Comitato scientifico sul Reddito di cittadinanza spiegando che in presenza di un incremento di reddito da lavoro, l’80% di questo concorre alla definizione dell’importo della prestazione.

Per rendere conveniente la ricerca – propone – nella determinazione del reddito per il calcolo dell’importo del RDC bisogna considerare -per chi inizia a lavorare o è già occupato, il reddito da lavoro solo per il 60%, senza limiti di tempo, ma fino a quando viene raggiunto il reddito esente da imposizione fiscale considerando al 100% la parte eccedente tale soglia.

Perché una proposta di lavoro sia congrua. E quindi non rifiutabile dal punto di vista temporale basterà che il contratto superi un mese e non più tre mesi “per incoraggiare persone spesso molto distanti dal mercato del lavoro ad iniziare ad entrarvi e fare esperienza”.

Si legge nella proposta del Comitato scientifico sul Reddito di cittadinanza che ricorda come i settori in cui potrebbero trovare un’occupazione i beneficiari del Rdc – edilizia, turismo, ristorazione, logistica – sono spesso caratterizzati da una forte stagionalità.

Retribuzione minima in relazione all’orario di lavoro

Nella considerazione dell’entità minima della retribuzione accettabile – si legge nella proposta – bisognerà rimodularla in base all’orario di lavoro. Per tenere conto anche di occupazioni part time-.

Per quanto riguarda l’orario di lavoro ritenuto congruo, invece di riferirsi a rapporti di lavoro a tempo pieno. O con orario di lavoro non inferiore all’80% di quello dell’ultimo contratto di lavoro, stante che in molti casi questo riferimento non è possibile, fare riferimento a rapporti con orario di lavoro non inferiore all’60% dell’orario a tempo pieno previsto nei contratti collettivi di cui all’art. 51, d.lgs. n. 81/2015″.

Il Comitato propone di eliminare le “severe disposizioni che, ai fini della congruità dell’offerta lavorativa, fissano, dopo la prima offerta, il distanziamento del luogo di lavoro entro 250 chilometri dal luogo di residenza. Ovvero su tutto il territorio nazionale, disposizioni palesemente assurde e inutilmente punitive per lavori spesso a tempo parziale e con compensi modesti”.

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