Ma insomma che cosa vogliono il Pd e i Cinquestelle sul reddito di cittadinanza? Prima, quando il governo Meloni decise di rivederlo perché in molti avevano incassato i soldi senza averne diritto i dem si erano indignati.
Oggi che l’esecutivo, con un atto di clemenza, torna sui suoi passi, salvando i furbetti e cancellando la norma precedente, apriti cielo. La prima a infierire contro il “governo ordine e legalità” è Debora Serracchiani, capogruppo del partito democratico alla Camera.
“E’ un colpo di spugna che ha dell’incredibile”, tuona. E insiste: “Ma come! Non si era detto che la maggioranza e quindi il governo sarebbero stati inflessibili contro chi aveva gabbato la legge? Ora, con una insperata impunità, tutto ritorna all’origine”. I più cattivi dicono (anche se non siamo d’accordo) che sono gli ultimi colpi che provengono dalla attuale dirigenza del partito. Cambiato il segretario, tramontata l’èra di Enrico Letta, tutti gli attuali vertici saranno spazzati via, perché è opinione comune che il partito abbia bisogno di aria nuova, vista la debacle alle politiche e alle amministrative.
I dem debbono decidere quale strada scegliere. Ieri e oggi, perché con il reddito di cittadinanza a fare un passo indietro sono proprio loro. Dunque vediamo: quando Giorgia Meloni decise, come aveva promesso in campagna elettorale, che il reddito avrebbe subìto un sostanziale cambiamento, il Pd insieme con i 5 Stelle fecero fiamme e fuoco, organizzando una campagna senza precedenti contro il Governo.
“Si vuole togliere ai poveri per aiuare i ricchi”, questo lo slogan riccorrente. Le ragioni su cui si basavano gli oppositori (con grande vigore) erano soprattutto queste: senza quell’aiuto dello Stato le famiglie meno abbienti sarebbero costrette alla fame, riuscendo a mala pena a mettere insieme il pranzo con la cena.
Comizi infuocati in particolar modo quelli dell’ex premier Giuseppe Conte che, parlando soprattutto al Sud, aveva ottenuto il 25 settembre un risultato che in pochi avevano previsto. Populismo? Furbizia? Opportunità politica? Chiamiamolo come volete, però è fuor di dubbio che l’avvocato del popolo era riuscito a convincere molte migliaia di persone. Fiutata l’aria il partito democratico decise di salire sullo stesso carro per dimostrare che la norma metteva in ginocchio centinaia se non migliaia di persone che sarebbero entrate nel cerchio della povertà.
Ora, fatte salve tutte le opinioni dei politici, (legittimamente espresse) quel che non convince una buona parte dell’opinione pubblica, è il doppio binario dei dem e dei 5Stelle.
In un amen hanno cambiato idea pur di denigrare il lavoro di Giorgia Meloni. La destra si meraviglia. Non ritiene affatto che il colpo di spugna (cosi lo chiamano le opposizioni) sia addirittura immorale, perché invece va incontro a persone riconosciute colpevoli fino al terzo grado di giudizio.
Una marcia indietro? Un ritornello che spesso viene “cantato” contro l’esecutivo? Ci si affanna ad elencare i molteplici passi del gambero di una maggioranza che trova molta difficoltà a governare. Sono parole lecite per il gioco politico. Niente da dire, se non che a fare marcia indietro non è stato l’esecutivo, ma le opposizioni che prima hanno applaudito al reddito che salvava dalla miseria le famiglie che vivono specialmente al Sud. Poi, quando si è deciso di venire incontro a queste persone indigenti si grida allo scandalo. Delle due, l’una. Qual è il gioco dei dem e dei grillini?