ROMA – Redditometro pronto: 40 mln. di conti correnti sotto la lente del Fisco. Il redditometro è ormai pronto, la trasmissione delle informazioni per procedere alla verifica incrociata dei dati ha superato gli ultimi ostacoli. Le Poste, per esempio, erano un po’ indietro ma hanno recuperato il gap: da oggi, l’Agenzia delle Entrate sarà in grado di conoscere al dettaglio entità e movimentazioni dei 40 milioni di conti correnti aperti dagli italiani. 500 i milioni di dati trasmessi alla Sogei, la società pubblica per l’informatica: scandaglieranno anche i saldi delle carte di credito, le polizze assicurative stipulate, gli investimenti effettuati.
Le verifiche non saranno così estese e aggressive come temuto o, meglio, saranno dosate ed andranno a colpo sicuro per ridurre al minimo il contenzioso con i contribuenti. La direttiva per l’entrata in vigore del nuovo strumento di lotta all’evasione fiscale arriverà a breve. E da allora partiranno le lettere ai “sospettati” di evasione. Ma senza esagerare. “Ci limiteremo ai casi più eclatanti”, ha spiegato il direttore delle Entrate, Attilio Befera. L’Agenzia si impegnerà cioè a fare “una preselezione” per cogliere il più possibile nel segno ed evitare errori.
Come funziona. Il meccanismo si basa su un doppio contraddittorio e prevede che il cittadino sia chiamato ad un primo confronto se, in base alla banca dati di cui l’Agenzia dispone, il gap tra il reddito e le spese certe sostenute supera almeno il 20%. Il contribuente si presenterà all’ufficio competente e, se potrà dimostrare che le spese eccedenti sono state sostenute con disponibilità economiche non conosciute al fisco (vincite al lotto o redditi tassati alla fonte, come per esempio i Bot), la procedura si chiuderà automaticamente, senza entrare nella fase vera e propria del controllo.
Se invece le spiegazioni non saranno ritenute sufficienti, si andrà ad un secondo incontro. Anche in questa fase il contribuente potrà sempre dimostrare con dichiarazioni fattuali che le spese sospette sono in qualche modo giustificabili. Ma se così non fosse, l’Agenzia potrà procedere ad un accertamento per importo inferiore o al controllo vero e proprio, con l’accertamento sintetico.
La privacy. Un esame approfondito da parte dell’Autorità della Privacy, che ha allungato un po’ i tempi dell’entrata in vigore del nuovo strumento, ha recentemente fornito suggerimenti e spunti che, secondo lo stesso Befera, “comporteranno un miglioramento della qualità e probabilmente anche una diminuzione del contenzioso” tra cittadini e fisco. Proprio per adeguare il redditometro alle indicazioni del Garante dei dati personali, è stato infatti praticamente “sterilizzato” il decreto ministeriale che indicava le medie Istat come riferimenti di confronto per le spese sostenute dai contribuenti. Nell’accertamento fiscale, come spiegato dal direttore pochi giorni fa in un’audizione in Parlamento, verranno infatti considerate esclusivamente le spese certe e il reddito medio comparato, perché prendere in considerazione la spesa media Istat sarebbe stata “un’ingerenza ingiustificata”. Il fisco si baserà dunque sull’ammontare delle spese sostenute, quelle certe, e appunto sul reddito dichiarato.