Redditometro, il questionario. Come rispondere, errori da evitare

Redditometro, il questionario. Come rispondere, errori da evitare
Redditometro, il questionario. Come rispondere, errori da evitare

ROMA – Redditometro, il questionario. Come rispondere, errori da evitare. Le prime 35 mila letterine del Fisco sono state già intestate e imbustate: fanno parte della prima tranche di questionari del Redditometro, il nuovo strumento stana-evasori. Per i 35 mila, secondo le intenzioni e i nuovi criteri più garantisti, si tratta del primo avvertimento con cui l’Agenzia delle Entrate mette in guardia il potenziale evasore: le tue spese non sono congrue, guadagni 100 e spendi il doppio, come fai?

In realtà, lo scostamento tra reddito e spese superiore al 20% è già in zona redditometro, ma in questa prima fase, le prime 35 mila lettere inseguono i contribuenti potenzialmente più furboni (quelli che dichiarano 100 e spendono mille, per dire). Però i questionari da oggi iniziano ad arrivare, bisogna innanzitutto rispondere, pena sanzioni immediate e conferma dei sospetti del Fisco, e rispondere bene. Stando pronti, quando non si ha nulla da nascondere, a dover spiegare movimenti bancari, bonifici, donazioni, prestiti ecc.. o, succederà, le complicate dinamiche di un nucleo familiare allargato in cui manchi la formalizzazione del rapporto.

Il questionario: rispondere entro 15 giorni. Bisogna rispondere, rimandare sperando che fare finta di niente alla fine paghi è un errore grave. Le sanzioni, perché il comportamento ostruzionistico è già contemplato, vanno da 258 euro a 2.065 euro. Non rispondere è un pessimo segnale che la Commissione tributaria (il secondo passaggio nel caso le giustificazioni attese non giungano a risposta) valuterà negativamente in sede di contenzioso.

L’indagine. Se le risposte al questionario non convincono o non contengono le pezze d’appoggio necessarie, si accede all’accertamento. In questa fase 1 bisogna esibire i documenti. Hai il diritto di opporti ma è sconsigliabile. Devi sapere che nella fase 1,all’ultimo contraddittorio che o dirime la questione o prepara la soluzione stragiudiziale della controversia (fase 2), nessuno può richiederti documenti che non ti hanno chiesto nella fase 1. La fase 2 è il vero e proprio accertamento, che si può impugnare in Commissione Tributaria.

Dichiarazioni e documenti. Mentire o fornire informazioni parziali non necessariamente è un reato perseguibile penalmente. Fornire documenti falsi sì. Il fatto è che per giustificare una spesa non esiste una modalità unica, le fonti possono essere diverse, concomitanti parzialmente, non immediatamente riscontrabili. Alcune tecnicalità fiscali sono complicate, è consigliabile farsi supportare da un commercialista, un avvocato, un tributarista.

Famiglie allargate. E’ Il Sole 24 Ore a segnalare possibili difficoltà interpretative da parte del fisco nello sciogliere gli interrogativi circa entrate e uscite di una famiglia allargata: “il modello fiscale non rileva la realtà effettiva dei possibili soggetti a carico”. Significa che per le coppie non sposate, che sfuggono al mirino tarato sulla famiglia tradizionale, adempiere agli obblighi fiscali e dimostrare la congruità delle spese può diventare un calvario.

Si pensi a tutte quelle situazioni in cui si è in presenza di unioni di fatto, dove la capacità di spesa di uno dei conviventi ben può essere giustificata dal reddito dell’altro: sarà compito del contribuente procedere, sin dal primo contraddittorio (post selezione), a rappresentare la diversa situazione di fatto al fine di permettere una corretta attribuzione della spesa al soggetto che realmente l’ha sostenuta. (Il Sole 24 Ore)

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