Referendum, Financial Times: “Se vince il No dubbio che Italia resti in euro”

Referendum, Financial Times: "Se vince il No dubbio che Italia resti in euro"
Referendum, Financial Times: “Se vince il No dubbio che Italia resti in euro”

ROMA – Referendum, Financial Times: “Se vince il No dubbio che Italia resti in euro”. “Se il primo ministro italiano Matteo Renzi perderà il suo referendum costituzionale il 4 dicembre si innescherebbe una serie di eventi che solleverebbero dubbi sulla permanenza dell’Italia nell’Eurozona”, processo che potrebbe portare al collasso della moneta unica e alla disintegrazione dell’Unione sulla onda a quel punto inarrestabile dei populismi europei (Le Pen in testa).

In sintesi è l’opinione di Wolfgang Munchau, editorialista e condirettore del Financial Times di cui è l’esperto di Unione ed euro. Un giudizio “apocalittico” che non coincide con altri centri di osservazione economica altrettanto prestigiosi (Bloomberg prevede nel caso di affermazione del No giusto un po’ di tensione ma non eventi catastrofici per la tenuta italiana). E tuttavia quella del rischio sistemico esteso all’Europa a causa del voto italiano è opinione condivisa anche dal Wall Street Journal.

Prima la Brexit, poi l’elezione di Trump, sono troppi e convergenti gli indizi di una rivoluzione populista ideologicamente ostile all’euro ed esasperata da una classe dirigente vista come una burocrazia inutile ed oppressiva. E in Italia, M5S, Lega e Forza Italia, che sarebbero rivitalizzate dalla sconfitta di Renzi, tirano a vario titolo la volata a politiche anti-sistema per recidere gli odiati vincoli, a partire dall’indizione di un referendum, questa volta per chiedere ai cittadini se si vuole mantenere l’euro.

In caso di vittoria del ‘no’, Munchau sul Ft prevede “una sequenza di eventi che metterebbe in dubbio l’appartenenza dell’Italia alla zona euro”. Una possibilità “inquietante che non ha nulla a che fare con il referendum stesso”, ma con altre cause. La prima è la debole performance economica del Paese che “ha perso il 5% di produttività” dall’adozione dell’euro nel 1999, “mentre in Germania e Francia è salita del 10%”.

La seconda è il “fallimento” dell’Ue “che non ha saputo costruire una vera Unione economica e bancaria dopo la crisi del 2010-2012 e ha invece imposto l’austerità”. “Se respinto, il referendum avrà il potere di far tremare i titoli bancari, spingere gli spread ed indebolire ulteriormente l’euro”, scrive invece il Wsj. I recenti sondaggi, che danno il ‘no’ avanti “hanno innervosito gli investitori”.

Ma le “vendite” sui mercati in caso di vittoria del ‘no’ potrebbero “avere vita breve”, come avvenuto con il voto Usa e con la Brexit. Inoltre, la “ricaduta politica potrebbe essere meno severa del temuto se ci fosse un Governo per gli affari correnti credibile e se il sostegno per il M5S scemasse”.

 

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