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La regola dei sei gradi di separazione vale anche sui social

Anche i social, in fondo, sono un mondo piccolo e anche lì, come nella realtà, vale la regola dei sei gradi di separazione.

A sostenerlo è la ricerca pubblicata su Physical Review X e coordinata da Stefano Boccaletti dell’Istituto dei sistemi complessi del Consiglio nazionale delle ricerche di Firenze (Cnr-Isc) a cui hanno partecipato ricercatori da Spagna, Israele, Russia, Slovenia e Cile.

La regola dei sei gradi di separazione

Nel 1967 uno storico esperimento realizzato dallo psicologo americano Stanley Milgram dimostrò come qualsiasi persona potesse arrivare in appena sei passi, i gradi separazione, a raggiungere una qualunque altra persona negli Stati Uniti. Un esperimento che suscitò grande curiosità e che nel tempo è stato replicato in varie forme, confermandolo anche ai giorni nostri.

Oggi, a distanza di più di 50 anni, la teoria trova una nuova conferma relativamente al mondo della scienza delle reti dimostrando che i percorsi che gli utenti dei social seguono nel cercare nuove connessioni ricalcano tale modello matematico.

Le parole di Stefano Boccaletti

“I social network sono un alveare dinamico di individui che navigano nella rete alla ricerca di legami strategici – dice Boccaletti – Sorprendentemente abbiamo scoperto che questo processo si conclude sempre con percorsi sociali di lunghezza intorno al numero sei, nonostante ogni individuo agisca in modo indipendente e senza alcuna conoscenza sulla rete nel suo insieme”. L’intera rete dei social network, quindi, poggia sul modello matematico del ‘piccolo mondo’, secondo il quale due nodi di una rete possono essere collegati da un percorso costituito da un numero relativamente piccolo di collegamenti.

Gianluca Pace

Laureato in Storia contemporanea, a Blitz quotidiano dal 2011. Qui mi occupo, si fa per dire, di quel che accade in questa misera Italia e nei dintorni. Con queste poche righe dovrei mettere in risalto, con un po’ di ironia e senza farlo notare troppo, le mie poche qualità. Ma insomma, alla fine che ci frega?

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