Riforma Catasto. Rendite alle stelle ma da Imu-Tasi stesso gettito: si può?

ROMA – Riforma Catasto. Rendite alle stelle ma da Imu-Tasi stesso gettito: si può? Con l’avvio dell’iter legislativo che riformi il Catasto due verità opposte sembrano non conciliabili: da una parte l’obiettivo di ridurre le sperequazioni plateali sulle rendite degli immobili (da città a città, da quartiere a quartiere) adeguerà le aliquote al livello dei valori di mercato con aumenti che potranno arrivare fino a 10 volte gli attuali, dall’altra il vincolo contenuto nella delega fiscale di produrre una riforma a gettito invariato. Cioè, da Imu e Tasi (e tutte le declinazioni Irpef) lo Stato non potrà aspettarsi una maggiorazione di gettito, le tasse non potranno aumentare a causa della Riforma.

L’iter è partito: le commissioni censuarie che dovranno ridefinire il catasto si divideranno in commissioni censuarie locali e commissione censuaria centrale con sede a Roma. Definite anche le sezioni (terreni, catasto urbano, catasto dei fabbricati), le modalità di composizione delle commissioni sia locali che centrale (quest’ultima con 25 componenti più il presidente). E si stabilisce l’incompatibilità e la durata degli incarichi in 5 anni. Lo fissa il Dlgs che avvia la riforma del catasto prevista dalla legge delega.

Quello che si teme è la non previsione di vincoli certi per impedire ai Comuni di incrementare le tasse a dispetto del famoso “gettito invariato”. Che nella definizione dei nuovi parametri vengano escluse le associazioni di categoria, le uniche d avere il polso della situazione immobiliare reale sul territorio(prezzi, valutazioni ecc…). Dubbi legittimi, come sottolinea Il Sole 24 Ore alla luce delle stime dettagliate dei rincari sulle aliquote attesi, con importi in alcuni casi superiori di dieci volte a quelli attuali (guarda la tabella in basso).

Naturalmente, bisogna considerare che l’aumento in termini percentuali sarà tanto più elevato quanto più basso è il livello delle attuali rendite. Il progressivo allineamento dei valori patrimoniali a quelli del mercato delle compravendite e delle rendite agli importi delle locazioni dovrebbe portare a eliminare o almeno a ridurre le sperequazioni esistenti. In linea di massima, gli importi su cui si calcolano adesso Imu e Tasi presentano profonde differenze non solo tra le varie aree del Paese – e i numeri proposti in grafica dimostrano un livello più alto nelle città centro-settentrionali – ma tra le diverse zone della stessa città. Questo basterebbe a far capire quanto la presenza di chi conosce il mondo immobiliare, a fianco dei componenti istituzionali (oltre al presidente scelto tra magistrati ordinari, amministrativi o tributari ci saranno due componenti designati dalle Entrate e uno dall’Anci), possa risultare determinante per fotografare nel modo più fedele possibile la situazione reale ed evitare distorsioni poi sul prelievo fiscale a carico dei cittadini. (Saverio Fossati, Giovanni Parente, Il Sole 24 Ore)

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