ROMA – Il decreto per la riforma del catasto è pronto e interesserà 63 milioni di case. Il nuovo algoritmo porterà ad una rivalutazione delle abitazione, avvicinandole ai prezzi di mercato. Entro 5 anni saranno abolite classi e categorie, ma già si teme il rischio di errori e di imposte raddoppiate.
Repubblica scrive:
“Se non calibrata con attenzione, la riforma rischia di generare il caos, visto che in alcuni casi i valori potrebbero raddoppiare dall’oggi al domani e con essi le tasse. Non a caso il presidente dell’Anci Piero Fassino, in attesa di vedere il decreto, rivendica per i Comuni “la piena titolarità della riforma”, perché i “sindaci conoscono il territorio e possono assicurare equità fiscale ed efficienza”.
Da settimane il ministero dell’Economia lavora al nuovo decreto, che stabilirà l’algoritmo per rivalutare il “valore medio ordinario” degli immobili italiani. Inoltre è stata creata una commissione ristretta per l’approvazione del decreto in Camera e Senato, in modo da snellire l’iter. Tra i primi obiettivi del decreto, quello di ridare
“dignità alle 107 commissioni censuarie provinciali (più quella centrale), organismi quasi defunti: alcune non si riuniscono da oltre quindici anni e per i contenziosi si va alle commissioni tributarie. Saranno ridefinite le competenze e il funzionamento. Se ne dovrà stabilire anche l’assetto istituzionale, ora che le Province vengono svuotate”.
Inoltre entreranno tecnici e docenti qualificati, oltre che esperti di statistica ed econometria per ridefinire l’algoritmo”:
“Quella funzione statistica che sfornerà il nuovo “valore medio ordinario”, grazie ai coefficienti che si sceglieranno, tenendo conto del valore di mercato della casa al metro quadro nell’ultimo triennio, ma ad esempio anche la localizzazione, la presenza di servizi nel quartiere, l’esposizione, l’affaccio, l’ascensore, lo stato di manutenzione, l’efficienza energetica. E lo farà per ogni “ambito territoriale”, tutto da definire (quartieri, strade, comuni…)”.
Gianni Guerrieri, direttore centrale dell’Osservatorio del mercato immobiliare, ha spiegato:
“È impensabile che con la riforma si possa azzerare l’iniquità attuale, ma la ridurremo di molto. Il nuovo catasto sarà non solo più equo dal punto di vista fiscale, ma più dettagliato, preciso, efficace, trasparente. E dunque potrà migliorare nel tempo, fino ad eliminare del tutto anche l’iniquità residua”.
Questo perché l’algoritmo può essere corretto e aggiornato. Pensare però che i futuri valori delle case replicheranno quelli di mercato, sembra errato.
“Lo scopo non è quello, ma far sì che quel rapporto sperequato oggi esistente – in media il valore di mercato è tre volte quello catastale – sia quantomeno uguale per tutti. Al contrario, oggi per alcuni è dieci volte, per altri uno. E la conseguenza è che nel primo caso le tasse sono assai basse e magari si vive nei centri storici, nel secondo alte e si sta in periferia”.
I 5 anni, spiega Mirco Mion, presidente delll’associazione dei geometri fiscalisti Agefis, potrebbero diventare 3:
“Abbiamo fatto delle simulazioni, presentate in audizione anche alla Camera, il nostro Consiglio nazionale dei geometri ha aperto un tavolo di studio e siamo convinti di farcela in un triennio. Il 70% delle vecchie abitazioni è accatastato con vani. In questi casi occorrono stime dirette per valutare i metri quadri, cardine della riforma. E i 107 mila geometri italiani potrebbero essere assai utili alla causa, come tecnici esperti interlocutori di Comuni e commissioni censuarie. Tra l’altro mi auguro che queste commissioni siano davvero indipendenti. Dare l’ok a funzioni statistiche male impostate, produrrà solo caos e ricorsi”.
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