ROMA – Oltre 400mila persone disoccupate si sono ritrovate con una brutta sorpresa davanti alla dichiarazione dei redditi: per ricevere i rimborsi Irpef dovranno aspettare almeno due anni, bene che vada. Queste categorie di persone, e quindi anche i licenziati che nel 2012 avevano un lavoro, per portare in detrazione spese mediche, interessi passivi sui mutui, spese per i figli a carico, non devono presentare il 730 ma il modello Unico (o la versione semplificata Unico Mini). Per il 730 infatti occorre un sostituto d’imposta, ossia un datore di lavoro che rimborsi o sottragga direttamente nella busta paga i crediti o i debiti fiscali: una figura che, appunto, viene meno per chi ha perso il lavoro senza poter contare sugli ammortizzatori sociali.
Repubblica spiega:
Il 730, infatti, è previsto per i cassintegrati perché in questo caso è l’Inps o l’istitutodi previdenza a cui si è iscritti a fare da sostituto di imposta. Ed il vantaggio del 730 è che l’eventuale rimborso arriva nel giro di poco tempo, figurando già nello stipendio del mese di luglio.
Con l’Unico, invece, il sostituto d’imposta diventa lo Stato, in particolare l’Agenzia delle Entrate, tenuti a rimborsare i crediti accumulati e gli anticipi versati l’anno precedente. Qui scatta la beffa per chi è già travolto dal dramma della disoccupazione: i tempi dei rimborsi, infatti, in questo caso diventano biblici, perché L’Agenzia deve prima svolgere tutti i controlli per poi provvedere alla liquidazione del rimborso attraverso gli uffici provinciali. E la burocrazia rallenta tutto, non guarda in faccia nessuno.Anche se quei 500, 1.000 o 2.000 euro possono consentire a una famiglia di sbarcare il lunario ancora per un po’. La burocrazia non pensa. Anzi, in questo caso, penalizza chi invece andrebbe aiutato più di ogni altro. E la Consulta nazionale dei Caf, i centri di assistenza fiscale, chiede a gran voce al governo di sciogliere il prima possibile questo nodo, restituendo celermente i soldi a chi già ne ha pochi o per nulla. Arginando una rabbia che sta squassando il Paese. Sarebbe una goccia nel mare, è vero, ma anche una goccia è un segnale.
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