Ristoranti, bar e hotel agosto 2021: nel 71% lavoro nero, no libri paga e sicurezza

Agosto 2021 tu guarda cosa viene in mente a quelli dell’Ispettorato del Lavoro: andarsi a fare un giro tra ristoranti, pizzerie, bar, hotel e locali della penisola. Così, a campione come si dice. Mica tutti, alla fine qualche centinaio. Per prudenza o per scrupolo gli Ispettori si sono fatti accompagnare anche dai carabinieri. Perché, sì diciamolo, il giro tra locali era un giro di ispezioni. Ispezioni a Ferragosto nei locali e nei posti della ristorazione e accoglienza? Ma tu guarda cosa si fanno venire in mente…

Ristoranti, bar, hotel…la regola: star fuori dalle regole

Il giro di ispezioni ha dato risultato inequivoco: la regola osservata dalla grande maggioranza di ristoranti, bar, hotel e affini è stare fuori dalle regole. Nel 71 per cento dei casi evidenti e marcate diciamo così irregolarità. La più comune e diffusa: tenere gente a lavorare a nero. Niente contratti, tano meno libri paga o contabili.

Lavoro nero senza contributi e ovviamente senza pagare tasse. Lavoro nero per il tempo che serve al gestore, poi ciao, ciao. L’altra conseguente regola osservata è lavoro senza orario di lavoro. Altrimenti che lavoro nero sarebbe?

Il dipendente preferito: quello con Reddito di Cittadinanza

Altra regola o quasi di comportamento riscontrata dalle ispezioni: il dipendente ideale per ristoranti e bar e pub e hotel e pensioni e stabilimenti balneari è quello che già prende l’assegno del Reddito di Cittadinanza. E’ un dipendente che il lavoro nero lo chiede, un dipendente che non vuole busta paga, che compare e sparisce in pieno accordo e complicità con il datore di lavoro. Perfetto.

Ovviamente nelle aziende piccole e medie soprattutto (ma quelle di grandi dimensioni non disdegnano) le misure e i protocolli di sicurezza sul e per il lavoro sono omesse se non ignorate (qui non si parla di Covid, si parla della sicurezza minima nelle cucine, nei magazzini, negli ambienti e con i macchinari).

Settanta per cento ma manca la Sicilia

Mancano i dati della Sicilia perché, manco a dirlo, la Sicilia ha un Ispettorato del Lavoro autonomo (altrimenti come si fa ad essere meglio inefficienti e al tempo stesso costosi se non con l’autonomia?). Supponendo sulla base dei consolidati e tradizionali comportamenti di stretta osservanza delle norme sul lavoro in Sicilia, si può immaginare che, fossero inseriti i dati siciliani, la percentuale di aziende non in regola muterebbe, dal 71 magari al 75 per cento.

Più ispezioni, più ispettori!

Ogni volta che c’è un incidente sul lavoro, quindi ogni giorno più volte al giorno, meglio dire allora che ogni volta che un incidente sul lavoro arriva sui giornali e in tv, popolo e Palazzo invocano più ispettori e ispezioni. E ogni volta che sono chiamati in causa i rappresentanti delle categorie e delle attività di ristorazione e accoglienza giurano e garantiscono che i fuori regola sono pecore nere e mosche bianche e che posto più sicuro e più in regola del loro locale non c’è.

Aggiungono: provare per credere, non abbiamo paura delle verifiche. Per asciugare il grande mare dell’evasione fiscale, per impedire la truffa ai danni della cassa pubblica del dipendente in nero con Reddito Cittadinanza, per non avere giovani spremuti per due mesi e buttati poi fuori, per avere un minimo di sicurezza nelle condizioni di lavoro…tutti dicono Ispezioni sì, anzi di più. Proprio sicuri?

Gestione cookie