Roma. Case centro storico rivalutate senza aspettare il Catasto (arriva il Fisco)

Roma. Case centro storico rivalutate senza aspettare il Catasto (arriva il Fisco)
Roma. Case centro storico rivalutate senza aspettare il Catasto (arriva il Fisco)

ROMA – Case del centro storico rivalutate (+123 mln) senza aspettare il Catasto. Non succederà più, almeno a Roma (ma anche a Milano) che un appartamento sito in centro storico (roba da parecchie migliaia di euro a metro quadro) paghi un’Ici, o un’Imu e domani la Trise, come un alloggio popolare senza bagno. Prima di imporre qualsiasi imposta sulla proprietà immobiliare, si sente sempre ripetere e a buon diritto, serve una revisione delle rendite catastali obsolete e  sperequative. Sì, ma quando? A Roma, la possibilità di utilizzare una legge della Finanziaria 2005 (311/2004, articolo 1, comma 335), consente, senza attendere i tempi biblici di riforma del Catasto, di rivedere i valori catastali quando questi si discostano in maniera significativa (35%) tra valore medio di mercato e valore medio catastale.

Per questo, ultimando un meccanismo avviato nel 2010, il centro storico romano (235 mila unità immobiliari) è stato passato al setaccio dell’Agenzia delle Entrate che ha suddiviso la città in micro-zone. Con la possibilità, tra l’altro, di utilizzare i dati in possesso, per esempi quelli che riguardano le richieste di di variazioni catastali, in genere migliorie strutturali che da sole, presumibilmente, valgono l’innalzamento del valore catastale dell’immobile. Il maggior gettito già stimato è a Roma di 123 milioni di euro, non poca cosa in vista di una sterilizzazione almeno parziale degli aumenti programmati delle aliquote Imu (nella Capitale si può sforare il tetto massimo dello 0,8 per mille).

178 mila accertamenti sono stati già inviati alle Poste: il contribuente potrà rispondere sul merito ma celermente perché l’operazione deve concludersi nel 2013.  L’accertamento, ove positivo, non avrà valore retroattivo e non verranno chiesti arretrati d’imposta.

Nella maggior parte dei casi questo ha portato a una maggiorazione della rendita catastale, facendo sparire le A5 (ultrapopolari) e diminuendo le A4 (popolari) e A3 (economiche) con passaggi alla categoria superiore e in alcuni casi anche alla massima, la A1 (signorili), con una rendita molto più vicina ai valori reali. In qualche caso, circa il 5%, anche una diminuzione. (Saverio Fossati, Sole 24 Ore)

Se  la capitale è stata l’ultima città ad aver chiesto l’intervento dell’Agenzia delle Entrate, a Milano l’“operazione comma 335”è in stato più avanzato. Ha interessato quattro microzone del centro storico, per un totale di circa 30 mila unità immobiliari, alle quali la rendita catastale è stata aumentata – in media – di 1.459 euro. Una cifra tutt’altro che trascurabile, e che nel caso di un negozio si traduce in un aumento dell’Imu di circa 640 euro all’anno (ad aliquota standard dello 0,76%). Milano, comunque, è la città in cui l’aumento medio delle rendite è stato più elevato: a Roma si supera di poco i 700 euro – anche se il dato risente dei grandi uffici in centro ed è mediamente più basso per le case – e negli altri centri ci si colloca in genere tra i 100-200 euro di aumento.

Gestione cookie