MOSCA – La Russia accusa l’asfissia da petrolio e il rublo continua a crollare: in appena 3 mesi il valore si è dimezzato, precipitando a quota 100 sull’euro. Un crollo che segue l’abbassamento del prezzo del petrolio, mentre la Borsa di Mosca continua a scendere, fino a raggiungere il meno 19%, risultato peggiore mai registrato dal 1995.
Antonella Scott sul Sole 24 Ore spiega che la mossa della Banca centrale russa di portare i tassi di interesse dal 10,5 al 17% non è servita a nulla:
“la moneta russa è tornata a precipitare verso nuovi minimi assoluti: 80 rubli per un dollaro, addirittura 100 sull’euro. Per dare un’idea della tempesta che si è abbattuta sulla moneta russa, basti pensare che tre mesi fa servivano 50 rubli per comprare un euro. Già gli analisti chiamano questo “il giorno del giudizio” per il rublo, mentre il petrolio scende per la prima volta dal luglio 2009 sotto la soglia dei 60 dollari al barile. Travolta anche la Borsa di Mosca, che perde il 19%, il crollo peggiore dal 1995”.
La Banca centrale intanto cerca di difendere il rublo:
“se i ripetuti rialzi applicati fin qui (sei da marzo) non sono serviti, nel cuore della notte russa di lunedì, al termine di una riunione convocata in emergenza, Bank Rossii ha osato – anche qui – oltrepassare una soglia incredibile. Come una mossa disperata, o per dimostrare di essere pronti a tutto: la decisione, spiega l’istituto guidato da Elvira Nabiullina in una nota indicata come «importante», mira a «contenere i rischi di deprezzamento del rublo, aumentati considerevolmente, e i rischi di aumento dell’inflazione». Che si sta avviando verso la doppia cifra”.
Il Cremlino non commenta le decisioni della banca centrale, mentre
“Gli economisti ripetono che, date le migliori condizioni delle riserve russe accumulate in questi anni, non è il caso di fare paragoni con la crisi del 1998, quel terribile agosto che portò alla svalutazione del rublo e al default del Cremlino sul proprio debito. Ma quell’anno resta come un punto di riferimento per dare l’idea del ritmo della caduta, e della gravità della situazione: lunedì, prima dell’annuncio della Banca centrale, la moneta russa era precipitata più del 10% sul dollaro, trascinata nell’abisso dall’aspettativa di nuovi cali del petrolio.
Che implicano conseguenze sempre più preoccupanti per un’economia che basa un quarto del Pil sull’energia, e i propri conti su un prezzo che il greggio ha ormai abbandonato da tempo. Se resteremo sui livelli attuali, intorno ai 60 dollari il barile, la contrazione per il Pil russo nel 2015 potrebbe passare dall’attuale “zero virgola” al 4,5-4,7%, ha avvertito la Banca centrale. Contribuendo ad affondare ancora di più il rublo, che ormai in questo anno terribile ha dimezzato il proprio valore.”
Prima di annunciare la propria decisione sui tassi, Bank Rossii sarebbe intervenuta più volte, lunedì, per cercare di salvare il rublo.
La Bank Rossii, nonostante la decisione sui tassi, non è riuscita a salvare il rublo, spiega la Scott:
“Ma gli 80 miliardi di riserve spesi finora non sono bastati. Ed è proprio questo prosciugare le proprie risorse che alimenta il panico, perché le basi su cui può contare la Russia non dureranno all’infinito. Saranno messe alla prova, oltre che dal calo del petrolio, dalle scadenze sui debiti di banche e imprese che non possono più contare sui finanziamenti internazionali, a causa delle sanzioni.
Per risolvere la situazione, basterebbe invertire il corso di una deriva di capitali che, solo quest’anno, hanno abbandonato il Paese a un ritmo di 120 miliardi di dollari. Nel suo recente discorso alla nazione, Vladimir Putin ha parlato di amnistia per i patrimoni che rientreranno, ma questa come altre iniziative non sembrano aver affatto convinto i mercati. Non è la prima volta che sentono queste promesse”.