Russia, le sanzioni costano alla Germania un 10% di export e 4 mld di fatturato

Russia, le sanzioni costano alla Germania un 10% di export e 4 mld di fatturato
Russia, le sanzioni costano alla Germania un 10% di export e 4 mld di fatturato

ROMA – Russia, le sanzioni costano alla Germania un 10% di export e 4 mld di fatturato. In Germania un’azienda esportatrice su quattro è stata svantaggiata dalle sanzioni che l’Unione europea e gli Usa hanno deciso contro la Russia. Lo ha reso noto il responsabile per l’economia estera dell’associazione delle camere di commercio e dell’industria tedesche, Volker Treier, intervistato dal quotidiano Rheiniesche Post. In particolare, ha spiegato Treier, gravi difficoltà (e oggi i dati Bundesbank parlano di stagnazione della crescita) hanno incontrato le aziende che commerciano sia con la Russia che con gli Usa. Per via delle sanzioni stabilite anche da Washington, le imprese hanno dovuto rivedere quasi tutti gli affari in corso.

“Ci aspettiamo che quest’anno le sanzioni facciano arretrare le esportazioni verso la Russia di un 10%”, ha aggiunto Treier oggi a Berlino. ”Così cadranno quattro miliardi di euro di fatturato. Queste perdite già ci colpiscono”, ha aggiunto l’esperto spiegando che “in Germania circa 300mila posti di lavoro dipendono dai rapporti commerciali con la Russia”. A causa della crisi ucraina l’associazione si aspetta un ridimensionamento della crescita delle esportazioni tedesche per il 2014 da un previsto 4,5% al 4% attuale. E non è escluso un ulteriore ritocco.

Der Spiegel: Effetto Boomerang”. L’edizione online di Der Spiegel parla di “effetto boomerang”, in piena concordanza con le parole dello stesso Vladimir Putin: ma la minaccia, finora scansata quasi con ilarità dai funzionari russi è, dopo l’abbattimento dell’aereo malese, più che concreta. ma il boomerang resta: gli Usa, per loro conto, hanno già messo sulla lista nera Gazprom, Rosneft, le aziende che producono armi come Kalashinov. Evoca un clima da “guerra fredda”, ancora Putin. Dalla Germania si rileva un restringimento probabile immediato di 25mila posti di lavoro di mezzo punto percentuale della crescita. Non va dimenticato, pensando alle cose di casa nostra, che nonostante il supereuro e la crisi, il nostro export è legato doppio filo con quello tedesco di cui siamo i principali fornitori in Europa.

 

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