Home > Notizia per Notizia > Economia > Salario minimo, ora ci pensano i giudici: la Cassazione stabilisce le retribuzioni ma il Cnel lo boccia

Salario minimo, ora ci pensano i giudici: la Cassazione stabilisce le retribuzioni ma il Cnel lo boccia

Salario minimo, ora ci pensano i giudici: la Cassazione stabilisce le retribuzioni giudiziarie e introduce il cosiddetto “salario minimo costituzionale“ ma il Cnel lo boccia.

Gli stessi esperti di diritto del lavoro ammettono: è una sentenza storica. La Suprema Corte in buona sostanza dice:  perché la retribuzione sia dignitosa non basta  l’ombrello dei contratti collettivi o che sia superiore alla soglia di povertà  dell’Istat (834,66 euro mensili). 

No, non basta. Occorre che la retribuzione sia in linea con la Costituzione. In altre parole: perché uno stipendio garantisca “un livello di vita dignitoso” deve garantire non solo la sopravvivenza  ma anche di poter svolgere “attività culturali, educative, sociali”.

In buona sostanza: non deve allontanarsi dallo stipendio medio del Paese. Siamo alla vigilia del “salario minimo giudiziario“? Il passo sembra inevitabile. Però il CNEL, cioè il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro – organo di rilievo costituzionale attualmente presieduto dall’economista ed ex ministro Renato Brunetta – ha bocciato il progetto.

 M5S E PD E AZIONE ESULTANO
L’assist della Cassazione  ha dato immediato vigore al trio Conte-Schlein-Calenda che rilanciano il “salario minimo legale” (9 euro l’ora). E ribadiscono:”Non è accettabile che nel 2023 si viva in povertà pur lavorando”.

Vien da chiedersi: ma la sinistra è stata al governo o lo ha condizionato negli ultimi 30 anni o quasi, perché non ci hanno pensato prima? E perché la Meloni, invece di ricordarglielo, bamblina?

La pronuncia della Corte ha indubbiamente fissato una serie di principi che stabiliscono se una retribuzione è legittima  o no. Di più: la paga deve essere valutata in base ad una precisa direttiva  UE (2022/2041) che stabilisce che la retribuzione deve soddisfare “oltre alle necessità materiali quali cibo, vestiario, alloggi, anche la partecipazione ad attività culturali, educative, sociali”.

SACCONI: ADEGUIAMO GLI STIPENDI AI TERRITORI
Dopo il giudizio degli ermellini irrompe Maurizio Sacconi, 73 anni ,già ministro del Lavoro con i governi Berlusconi, oggi fondatore del partito “ Energie per l’Italia “ ( forza politica di natura liberista e federalista).

Dice l’ex funzionario di Agenzia ONU, 27 anni trascorsi in Parlamento:” È impossibile individuare una cifra, pure arricchita delle voci rientranti nel trattamento complessivo, ovunque adeguata. È più idoneo stabilire retribuzioni e inquadramenti adattandoli ai diversi contesti territoriali per le piccole imprese, e aziendali per quelle maggiori.

“Tocca ora alle parti sociali, che autonomamente hanno deciso sin qui i perimetri dei settori, condividere i perimetri territoriali più idonei a rappresentare i fattori che influenzano la competitività delle imprese e il potere di acquisto delle retribuzioni.

“Ragionevolmente, potrebbero individuare quali ambiti contrattuali omogenei l’area di Milano o l’intera regione Molise. Possiamo anzi ipotizzare che questa nuova stagione contrattuale possa partire proprio dalle città maggiori in quanto presentano caratteristiche più lontane dai criteri minimi della omologazione nazionale. E rappresentano la sede più disagiata per lavoratori costretti ad affrontare pendolarismo e carrello della spesa”.

Gestione cookie