ROMA – I saldi dell’estate 2014 hanno avuto inizio ufficialmente sabato 5 luglio in Lazio, Piemonte, Toscana e Veneto. Domenica è la volta di Lombardia, Friuli Venezia Giulia e Sardegna, mentre il 7 luglio i saldi prenderanno il via in Abruzzo, Basilicata, Campania, Calabria, Emilia Romagna, Liguria, Marche, Puglia, Sicilia, Umbria e Valle d’Aosta.
“La prima buona notizia è che si partirà subito dai ribassi al 40 e al 50%, evitando le solite manfrine del conto alla rovescia sui cartellini”,
scrive Egle Santolini sulla Stampa di Torino:
“La seconda è che, col rinnovo delle vetrine, spariranno i lancinanti assortimenti (e le vetrofanie, e i fustellati) inutilmente tricolori: tra poco pare che finirà archiviato anche il Balotelli con la scarpa rosa e la scarpa azzurra. Ma adesso in marcia, e attenti alle bufale”.
Egle Santolini inquandra i saldi 2014 nell’attuale momento economico e politico:
“Tutti sperano nel famoso lumino in fondo al tunnel: l’Ascom per prima, che azzarda addirittura «una punta di ottimismo» sulla scia dei dati Istat sul primo semestre dell’anno, con i loro cauti segnali positivi nel ramo abbigliamento e il fattore 80 euro in busta paga.
Non si andrà in crescendo, ma pare che la contrazione sarà più contenuta rispetto agli anni passati. Secondo il Codacons, il calo delle vendite rispetto al 2013 si fermerà attorno al meno 8%, con una spesa pro capite che potrebbe raggiungere e forse superare i 200 euro per famiglia.
Si comincia sul serio, ma già da giorni la parola impronunciabile era stata sostituita nelle vetrine dalle perifrasi più arzigogolate. Perché in teoria fino al 5 luglio non sarebbe stato concesso, a eccezione di Molise, Campania e Basilicata; ma siccome non si aspettava altro ecco le «vendite particolari», le «selezioni pensate per la nostra clientela», altrimenti il marchio spagnolo molto variopinto che in corso Buenos Aires a Milano annunciava creativamente «il 30 a noi, il resto a voi», oppure quello di lingerie con la passione per gli indovinelli che metteva in mostra il cartello «in attesa dei…»: sostituire i puntini con la prima parola che vi viene in mente, da bravi. E poi una fila di 2 per 3 (camicie, cravatte, perfino lenzuola); altrimenti, nei casi più noiosi, certi campionari un po’ alla rinfusa, esposti senza tanta attenzione, e l’avvertenza «vetrina in allestimento». La quiete (disordinata) prima della tempesta.
“Per le clientele d’alta gamma, nei negozi del centro, gli inviti erano invece stati diramati già da settimane. In un clima da speakeasy nell’America del proibizionismo: bisognava farsi riconoscere con un cenno discreto ed estrarre dalla borsa il famoso cartoncino per accedere alla grotta di Alì Babà del saldo-non-saldo intonso e riservato. Una specie di ius primae noctis per le shopper all’ultimo stadio, cioè quelle che saltano sul volo low cost quando suona l’ora delle sales di Londra o dei soldes di Parigi: e che la domenica sera non si perdono in tivù lo sceneggiato su Mr Selfridge, il gentiluomo inglese che inventò i grandi magazzini”.