Scandalo Goldman Sachs: “Soldi veri” scommettendo sul crollo del mercato immobiliare

Pubblicato il 26 Aprile 2010 - 12:59 OLTRE 6 MESI FA

Lloyd C. Blankfein, Ceo di Goldman Sachs

Uno scandalo al giorno. Per la banca d’affari Goldman Sachs la pioggia di accuse sembra non finire mai: dal 16 aprile, quando la Sec ha accusato pubblicamente il colosso bancario di frode, continuano a susseguirsi rivelazioni, nessuna delle quali gradite alla Goldman Sachs. Secondo la Sec, organismo omologo della nostra Consob, la banca sapeva dell’arrivo della crisi dei mutui e ha deliberatamente piazzato titoli tossici ai suoi clienti per azzerare le perdite. Ma c’è dell’altro: mentre piangeva miseria e otteneva gli aiuti di Stato, Goldman, come testimoniano in modo inequivocabile una serie di e-mail tra dirigenti della banca, sulla crisi si arricchiva.

E quello che più fa infuriare  gli americani, che come pochi al mondo hanno sentito i morsi della crisi, sono proprio quelle  comunicazioni. Mail confidenziali e dai toni trionfalistici che mostrano, impietosamente, l’altra faccia della banca: quella che la crisi l’ha prevista, attesa e benedetta come un modo per fare profitti, “soldi veri” come scrive in un messaggio uno dei manager dell’istituto.

Come? Innanzitutto col crollo del grande competitor di Goldman, quella Lehman Brothers “sacrificata” e lasciata fallire dagli Usa. Per l’economia significava migliaia di posti di lavoro in meno, per Goldman Sachs, invece, un fastidioso avversario tolto di mezzo. Ma c’è di più: la banca sulla crisi dei mutui ha scommesso al ribasso e si è messa in tasca milioni di dollari. In una mail del 7 marzo 2007, prima che la spirale dei subprime si mettesse irreversibilmente in moto, un dipendente della banca scrive ad un collega: “I mutui sono totalmente morti, e quei poveretti che ci sono dentro con i prestiti non dureranno a lungo”.

Questa, come altre migliaia di mail dai toni simili, adesso sono a disposizione della commissione indagini del Senato Americano che ha già deciso che, questa settimana, ascolterà Lloyd C. Blankfein, l’amministratore delegato della Goldman Sachs.  La banca per ora si difende parlando di “accuse generiche e infondate”.  Ma di sicuro Blankfein dovrà spiegare al Senato più di qualcosa a cominciare dalla questione degli aiuti che Goldman ha incassato e restituito senza modificare affatto i suoi comportamenti. In una delle mail incriminate l’ amministratore delegato descrive così la crisi dei mutui: “Naturalmente non siamo riusciti a schivare la crisi delle ipoteche e inizialmente abbiamo perso soldi. Poi, però, ne abbiamo fatti di più grazie agli investimenti a corto termine”. Se possibile è ancora più esplicito David Viniar che, il 25 giugno, racconta di un profitto di 51 milioni di dollari fatto dalla Goldman scommettendo a ribasso sul mercato immobiliare. Il risultato è che, a giugno 2007, mentre la banca denunciava perdite dovute al mercato immobiliare per 322 milioni di dollari, in realtà in cassa ne entravano 373 grazie alle speculazioni al ribasso.

Gli avvocati della banca, a proposito delle mail,  parlano di “pochi messaggi” selezionati tra 20 milioni di mail  e assicurano, per bocca di Greg Palm che «Goldman Sachs non ingannerebbe mai i propri clienti o altri investitori. Non inganneremmo mai intenzionalmente nessuno, certamente non i nostri clienti o le nostre controparti». Quindi dallo stesso legale arriva una dichiarazione che fa capire con chiarezza quale sarà la linea difensiva della Goldman, scaricare la responsabilità sui dipendenti più compromessi e tentare di salvare il salvabile: «Non abbiamo mai tollerato né mai tollereremo alcun comportamento inappropriato da parte di uno solo dei nostri dipendenti. Al contrario, saremmo i primi a condannarlo e a prendere tutte le misure adeguate». Di certo, però, il verdetto dell’opinione pubblica americana è quella di una condanna senza appello e si tratta di una situazione che, nel breve periodo, potrebbe avvantaggiare Barack Obama impegnato a far passare la riforma finanziaria.

E poi c’è la questione Aig, quella che spiega meglio di ogni altra i comportamenti della Goldman. All’inizio della crisi, e per tutto il 2007, i manager di Goldman Sachs gongolano per aver capito prima degli altri che arrivava la tempesta. Dal 2008, invece, un cambio di strategia apparentemente inspiegabile: la banca inizia a diffondere dati negativi e fa sapere che con i mutui ci ha rimesso. La spiegazione è semplice: Goldman Sachs trasferì gran parte del rischio sulla compagnia assicurativa Aig che finì in bancarotta per avere assicurato i titoli legati ai mutui. Il salvataggio pubblico di Aig è costato 180 miliardi ai contribuenti. E gran parte di quei soldi sono tornati alla controllante della società di assicurazioni, la stessa Goldman Sachs.

Tra i messaggi di posta elettronica selezionati, ogni tanto, quasi per caso, spunta fuori anche una punta di rimorso, ma è questione di un attimo: c’è da fare i soldi, piazzare i titoli tossici prima che la crisi deflagri in modo definitivo, e questa sembra essere indiscutibilmente la priorità dei signori della Goldman. Il caso emblematico è quello di Fabrice Tourrè un dipendente Goldman che deve piazzare obbligazioni. Tourrè scrive diverse mail indirizzate alla sua fidanzata, un’altra dipendente della banca e, orgogliosamente, si vanta di aver piazzato titoli tossici a “vedove e orfani”. Poi affiora il dubbio di essersi comportato male. Ma è solo un istante, un pensiero sgradito spazzato via in una mail successiva, sempre indirizzata alla fidanzata: “Tutto sommato non credo di aver fatto male (a vendere titoli tossici).  Il vero scopo del mio lavoro è quello di rendere più efficienti i mercati finanziari e dare al consumatore  strumenti efficaci”. Peccato che molti di quei consumatori, da là a pochi mesi, si sono trovati senza casa e senza lavoro.