Sciopero generale. “Se non ora quando”, la prima volta da leader della Camusso

Foto LaPresse

ROMA – “Se non ora quando?”: è la risposta orgogliosa della Camusso a chi gli chiedeva se fosse opportuno scioperare oggi (6 settembre). Sul palco allestito a due passi dal Colosseo, la leader della Cgil si è presentata battagliera e determinata al primo sciopero generale della sua gestione. Cento piazze italiane mobilitate, nessuna esitazione nonostante il no dei “cugini” di Cisl e Uil. L’adesione media allo sciopero – secondo la Cgil che si basa sulle rilevazioni in un campione di 800 tra aziende, uffici, servizi pubblici, attività commerciali – è al 58%. La Fiat ha reso noto che l’adesione allo sciopero nei suoi stabilimenti è stata del 25%.

Domani ci sarà il solito balletto dei numeri tra sindacato e questure. Oggi però è il giorno per dire no alla manovra, per fischiare il governo, per riprendersi la scena. L’introduzione nel testo della manovra della deroga all’articolo 18 ha fornito in extremis una conferma ulteriore alle ragioni della protesta: anche il Pd ha messo da parte riserve e timidezze e si è accodato in corteo.

Ovvio che il “nemico” da abbattere oggi fosse il ministro del Lavoro Sacconi, ritenuto l’affossatore dell’articolo 18 ed estensore materiale dell’articolo che secondo la Camusso “di deroga in deroga fa saltare tutto lo Statuto dei Lavoratori”. Altro bersaglio prevedibile era Bonanni, il segretario della Cisl, che aveva definito “demenziale” il ricorso allo sciopero in questa congiuntura. E infatti davanti alla folla imbandierata la Camusso ci è andata giù dura: “E’ sull’orlo di una crisi di nervi” ha detto. Non era quel palco il luogo adatto per ripristinare la pur tanto rimpianta unità sindacale: “Chi si muove autonomamente è chi dà sempre ragione al governo e non ai lavoratori” ha rincarato la dose. Bloccando tuttavia il mare di fischi che si alzava dalla piazza al solo sentir pronunciare le sigle di Cisl e Uil.

Non ci sono stati per fortuna episodi gravi di violenza e scontri: qualche agente a Napoli è rimasto stordito dallo scoppio di alcuni petardi, un lancio di uova verso la sede della Banca d’Italia a si è registrato a Torino. Non ha dimenticato, la Camusso, nemmeno il direttore del Corriere della Sera Ferruccio de Bortoli, che ieri la accusava platealmente di vendetta e ritorsione, avendo impedito l’uscita del quotidiano in edicola. “Lo sciopero è un diritto dei lavoratori e non è mai un ricatto. Altri ricattano, non chi sciopera. Su una cosa però il direttore ha ragione: solo pochi giornali non sono usciti. Lo pigliamo come monito affinché le prossime volte siano molto di più”.

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