Una misura nella manovra prevede sconti per chi paga con carta di credito. Novità su POS, bolle che accompagnano le merci e spese ordinarie.
Il Ministero dell’Economia ha parlato di alcune spese, come quelle per l’utilizzo del taxi o di rappresentanza, che potranno essere detratte direttamente dal reddito imponibile se effettuate tramite carta di credito. In pratica, si determinerebbe una riduzione dell’importo del reddito su cui si calcola l’imposta. E poi ci sono le agevolazioni più dirette. Spese che potrebbero beneficiare di sconti o agevolazioni fiscali, sempre se pagate con carta di credito. Diminuzioni del prezzo di vendita di alcune merci o di servizi che sono già detraibili.
E per ottenere questi sconti fiscali (sotto forma di detrazione o di risparmio), sarà necessario effettuare pagamenti tracciabili, come appunto quelli fatti con carta di credito. Le transazioni dovranno quindi essere registrate e documentate in modo che possano essere verificate dall’Agenzia delle Entrate. L’estensione della tracciabilità dovrebbe raggiungere una gamma più ampia di spese, proprio per garantire che tutte le spese detraibili siano correttamente documentate.
E ci sono novità anche sull’uso del POS. L’idea è quello collegare lo strumento al registratore di cassa in modo da allineare quanto incassato ai dati trasmessi all’Agenzia delle Entrate. Un’idea all’apparenza semplice semplice, che potrebbe aiutare a ridurre l’evasione fiscale rendendo più arduo il lavoro di chi si impegna a nascondere le transazioni non dichiarate. E anche la bolla che accompagna le merci in dogana dovrebbe diventare elettronica, sempre per facilitare il monitoraggio e la tracciabilità delle importazioni.
Per ottenere sconti fiscali, sarà necessario pagare con carta di credito: come funzionerà in concreto
L’obiettivo evidente di questa novità è quello di contrastare l’evasione fiscale, incentivando su larga scala i pagamenti tracciabili. Secondo i dati pubblicati dall’ISTAT, nel 2022 il valore dell’economia non osservata è cresciuta. L’economia sommersa, al netto delle attività illegali, si attesta a poco meno di 182 miliardi di euro.
Gli italiani hanno già dimestichezza con l’obbligo della tracciabilità delle spese: è la fattispecie già in vigore per alcuni bonus come quelli edilizi. Già a partire dal 2020, poi, il sistema è applicato per alcune spese che danno diritto alla detrazione del 19%. Per esempio, sulle somme sostenute per l’intermediazione per l’acquisto dell’abitazione principale. Su quelle sanitarie private e quelle veterinarie. Ma anche su quelle relative ai servizi funebri e per le spese scolastiche e sportive dei figli.
Ed è proprio quel meccanismo che sarà esteso a quasi tutte le detrazioni fiscali. E proprio qui si apre il capitolo più interessante, ovvero quello delle modalità di introduzione di questi incentivi per i pagamenti elettronici. In Italia dovrebbe già esistere lo scontrino elettronico, anche se in pochi hanno capito la differenza da quello tradizionale.
Il ritorno dello scontrino elettronico
Lo scontrino si chiama elettronico perché elettronicamente viene generato al termine di una transazione di vendita e, sempre elettronicamente, viene archiviati sotto forma di documento digitale. Al consumatore resta in mano sempre un pezzettino di carta, la cui differenza principale dal vecchio scontrino si rivela nel backend del processo con cui è stato emesso.
I dati dello scontrino elettronico vengono infatti inviati in tempo reale all’Agenzia delle Entrate. E i commercianti non devono più conservare le ricevute, visto che i dati sono archiviati digitalmente. La novità introdotta dal Governo sta nel fatto che il consumatore potrà ora sfruttare meglio il documento commerciale che sostituisce il vecchio scontrino e la ricevuta cartacea per la detrazione di alcune spese.
Per esempio, quelle sanitarie, se lo scontrino emesso dopo l’uso della carta di credito è integrato con il Codice Fiscale del consumatore. Inoltre, in ogni caso il nuovo scontrino consente di esercitare diritti di garanzia contro i vizi del bene venduto. Questa misura dovrebbe entrare in vigore nel 2025, come parte della nuova Legge di Bilancio presentata di recente dal viceministro dell’Economia Maurizio Leo.