Scontrini e ricevute addio: governo vuole una lotta “elettronica” all’evasione

Scontrini e ricevute addio: governo vuole una lotta "elettronica" all'evasione
Scontrini e ricevute addio: governo vuole una lotta “elettronica” all’evasione

ROMA – Addio scontrini e ricevute: al Fisco del futuro non servirà perché tutti gli strumenti di pagamento alternativi al contante (bancomat, carta di credito, bonifico online, pagamento via cellulare) permetteranno di tracciare tutti gli acquisti nei negozi e nei supermercati, senza bisogno di registratori di cassa e pezzettini di carta.

Se questa può essere una buona notizia per commercianti ed esercenti in genere, quella cattiva è che ci sarà un ulteriore aumento dell’Iva, a partire dal 2016. Colpa di una “clausola di salvaguardia” che, in aggiunta a quelle già varate nella legge di Stabilità approvata dal precedente governo, farebbe scattare un aumento dell’Iva e di altre imposte indirette per un ottenere 12,4 miliardi di euro di maggiori incassi nel 2016 e 17,8 miliardi nel 2017.

Cos’è la clausola di salvaguardia? Un’impegno del governo a ottenere quegli introiti dall’aumento dell’Iva se non riuscisse ad ottenerli altrimenti, per esempio con la spending review.

Scrive Luca Cifoni sul Messaggero, nell’articolo che “apre” l’edizione di oggi, giovedì 2 ottobre 2014, “Il fisco dice addio agli scontrini – Per l’Iva rischio stangata dal 2016”, approfondimento basato sui documenti approvati dal Consiglio dei ministri di martedì 30 settembre, ovvero “l’aggiornamento del Documento di economia e finanza (Def) e il rapporto sulle strategie di contrasto all’evasione fiscale”:

“Lo stato di persistente recessione è descritto con toni piuttosto forti. Il ministro Padoan ricorda che «in termini cumulati, la caduta del Pil in Italia è superiore rispetto a quella verificatasi durante la grande depressione del ’29». Ma le cose non vanno bene anche negli altri Paesi, per cui «l’area dell’euro è a un bivio» e si rischia «una spirale di stagnazione e deflazione». E in particolare nel nostro Paese «in assenza di una ripresa robusta la tenuta del tessuto sociale e produttivo risulterebbe a rischio, la ricchezza delle famiglie minacciata, le prospettive dei giovani compromesse».

Di fronte a questo quadro la scelta è quindi «rallentare il percorso di avvicinamento al pareggio di bilancio (obiettivo di medio periodo)». Ecco quindi che il prossimo anno il deficit in rapporto al Pil salirà dal 2,2 al 2,9 per cento, liberando uno spazio di manovra di circa 11 miliardi.

Serviranno – insieme ai proventi della revisione della spesa e del riordino delle agevolazioni fiscali – a finanziare la manovra per il prossimo anno, che comprende la conferma del bonus Irpef, l’incremento degli sgravi a favore delle imprese, i maggiori stanziamenti per gli ammortizzatori sociali e per la scuola, l’allentamento del Patto di stabilità a beneficio degli enti locali. Insieme al disavanzo crescerà l’incidenza del debito, anche a causa del minor apporto delle privatizzazioni (appena 4,5 miliardi quest’anno di cui in realtà 3 derivanti dai rimborsi dei bond Mps). Unica nota positiva, la discesa della spesa per interessi, che sul 2014 risulterà minore di circa 6 miliardi rispetto alle precedenti stime.
Nel 2015 il miglioramento dei conti in termini strutturali sarà limitato allo 0,1 per cento, mentre la convergenza verso gli obiettivi riprenderebbe dal 2016. Per blindare questo impegno di fronte alla Ue il governo dovrà inserire la clausola di salvaguardia nella legge di stabilità: se le altre misure non funzioneranno scatterà un aumento di Iva e imposte indirette pari a 12,4 miliardi, destinato poi a crescere ulteriormente”.

E se quanto abbiamo appena letto è la premessa all’aumento dell’Iva, il passaggio che interessa commercianti ed esercenti è quello sulla lotta all’evasione fiscale, che il governo intende condurre abbandonando “strumenti risultati inefficaci (come i misuratori fiscali e le ricevute fiscali)”, puntando tutto sui pagamenti elettronici:

“Molto più incerti, o comunque difficili da quantificare, sono i proventi della lotta all’evasione fiscale nei prossimi anni. Nella relazione appena approvata il governo valuta in 91 miliardi annui il volume delle imposte sottratte allo Stato.

Quest’anno si stima un recupero pari a circa 11 miliardi: la differenza rispetto al consuntivo 2013, pari a 313 milioni, è la somma destinata al Fondo per la riduzione della pressione fiscale. Il governo vuole archiviare per sempre la stagione dei condoni: la strategia di contrasto all’evasione per i prossimi anni punta tutto sulla tracciabilità dei pagamenti e sulla trasmissione telematica dei corrispettivi da parte dei commercianti.

La prospettiva, si legge nella relazione è «l’abbandono di alcuni strumenti risultati inefficaci (come i misuratori fiscali e le ricevute fiscali), con minori oneri per le imprese ed il progressivo abbandono di controlli massivi sul territorio da parte dell’amministrazione finanziaria»”.

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