Scontrino fiscale: a Roma 1 su 4 non lo fa, Napoli 2 su 3, Milano 1 su 3

La Guardia di Finanza in un negozio di Taranto (foto LaPresse)

ROMA – A Roma un negozio su quattro non emette scontrini fiscali, nel 2011 sono emersi guadagni non dichiarati per 7 miliardi. A Perugia, su 60 attività controllate dalla Guardia di Finanza, nel 30% dei casi non si è vista l’ombra di uno scontrino, dal barista alla parrucchiera,  dal ristorante al tatuatore. Nei negozi del centro di Milano un blitz delle Fiamme Gialle ha dato identico risultato: uno su tre è allergico a scontrini o ricevute. Dai Navigli a Corso Como tra i locali della movida, fino alla Chinatown intorno alla stazione Cadorna, la via commerciale più lunga d’Europa, emettere lo scontrino fiscale è una variabile indipendente, un’opzione quando va bene, una pratica sconosciuta una volta su tre.

In Toscana un quinto dei negozianti non rilascia lo scontrino. A parità di verifiche, il tasso di irregolarità è passato dal 16,8% del 2008 al 21% dell’anno scorso. Quanto alla verifica degli obblighi di emissione di scontrini e ricevute fiscali in Puglia, i controlli effettuati sono stati circa 37.500, con oltre 10.000 violazioni contestate. In Campania i redditi sottratti a tassazione nel 2011 ammontano a circa 3 miliardi di euro, cifra riscontrata a seguito di circa 9mila verifiche patrimoniali e controlli fiscali effettuati.

Secondo i dati forniti, infatti, non solo i commercianti evadono il fisco non emettendo gli scontrini, ma anche i liberi professionisti e i lavoratori autonomi. I dati, infatti, dicono che in Campania il 67,5 per cento dei commercianti non emette scontrino, pari dunque a due commercianti su tre, percentuale che sale nella provincia di Napoli attestandosi al 70 per cento, con punte del 90 per cento per alcuni tipi di servizi. Un comportamento che ha affermato il comandante del Comando provinciale della Guardia di Finanza di Napoli, generale Giuseppe Grassi, “è trasversale a tutte le categorie commerciali e in particolare ai piccoli esercizi”.

Settanta scontrini fiscali non emessi nella sola area di Treviso, 22 in città e 8 dentro mura: 38 euro in via San Nicolò, 50 in viale IV Novembre, 2 in via Stangade… l’elenco continua, via per via, Comune per Comune. Non è stavolta la Finanza, ma l’elenco dettagliato che ogni cittadino può aggiornare in tempo reale attraverso una applicazione gratuita per smartphone ideata da un gruppo di ragazzi di Torino con l’obiettivo di combattere la pratica del mancato rilascio di scontrini o ricevute fiscali. La mappa è visibile sul sito di Tassa.li: uno sguardo alla cartina geografica dell’Italia (ma anche dell’Europa e del mondo intero) è sufficiente per capire dove si annidano i “furbetti” dello scontrino.

Mancate emissioni a sud, al centro, al nord, variano le cifre ma resta la tendenza, un vero principio unificante, più della lingua nazionale. Si spera in un cambio di passo , in una accresciuta sensibilità civica, da parte degli esercenti come da parte dei consumatori, i quali dovrebbero sapere che la rinuncia ad esigere lo scontrino significa rinunciare a parte delle risorse necessarie a mandare avanti scuole, autobus, ospedali… Un recupero dell’evasione fiscale, progressivo di anno in anno è lecito sperarlo. Non è troppo, non almeno quanto credere, come divertendosi faceva Michele Serra sull’Espresso di qualche settimana fa, che anche la mafia ora farà lo scontrino: “le partite di cocaina vendute con lo scontrino fiscale sono improvvisamente triplicate, e un paio di vecchi rapimenti sono stati finalmente messi in regola emettendo regolare fattura…”.

 

 

 

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