Un mini sussidio da 275 euro circa, che con la legge 178, può salire fino alla soglia di 800 euro. Ecco come funziona l’aiuto.
No, non torna il Reddito di Cittadinanza. Ma con la legge di bilancio 2024 viene stabilizzata un’indennità simile a una cassa integrazione e utile come integrazione al reddito per i lavoratori in situazioni di comprovata difficoltà economica. La misura, partita in via sperimentale nel 2020 e molto criticata negli scorsi anni, si presenta ora sotto una nuova veste. Cambiano i requisiti e crescono gli importi.
L’aiuto è dedicato agli autonomi che si trovano ad affrontare una chiara situazione di precarietà o di difficoltà finanziaria per via di un forte calo del fatturato. Si tratta dell’indennità ISCRO (acronimo di Indennità Straordinaria di Continuità Reddituale e Operativa), l’aiuto economico istituito con la legge 178 del 2020, ovvero con la legge di bilancio per l’anno 2021.
La misura riguarda gli iscritti alla Gestione separata INPS ed era stata inizialmente pensata per tutelare gli autonomi colpiti dalla pandemia e dalla conseguente crisi economica. Per questo, il Governo Conte II lo aveva inserito tra i bonus, gli indennizzi e gli sgravi fiscali legati all’emergenza sanitaria da Covid-19. Con il Governo Draghi la misura è stata poi estesa fino al 2023, sempre in forma sperimentale.
Con questo indennizzo, i professionisti e i lavoratori autonomi iscritti alla Gestione separata INPS potevano ottenere un’indennità semestrale (richiedibile una sola volta nel triennio) pari al 25% dell’ultimo reddito dichiarato. Ma c’è da dire che la misura ha avuto una scarsissima applicazione. Nel 2022 ne hanno beneficiato meno di 4.000 contribuenti. Perché? Probabilmente a causa dei requisiti troppo severi.
L’indennità ISCRO, al momento, viene dunque ancora erogata per sei mensilità ed è pari al 25%, su base semestrale, dell’ultimo reddito. Il relativo importo non può superare gli 800 euro mensili né essere inferiore a 250 euro mensili. L’ISTAT ha tuttavia comunicato che gli importi andavano aggiornati e dalle parti sociali sono arrivate molte critiche ai requisiti, definitivi come eccessivamente stringenti.
Per il 2023 e per l’anno in corso i requisiti indispensabili rimandano a un reddito dichiarato non superiore a 8.145 euro, Bisogna anche essere in regola con la contribuzione previdenziale obbligatoria. Inoltre, i beneficiari devono avere la partita IVA attiva da almeno quattro anni alla data di presentazione della domanda.
A parte il limite reddituale troppo basso (in pratica, prossimo alla soglia di non imponibilità fiscale), per ai beneficiari non è mai piaciuto il termine di quattro anni come anzianità della partita IVA. In effetti, di norma, sono proprio i professionisti più giovani a soffrire di cali di fatturato.
Con la nuova legge di bilancio nel 2024, il Governo ha deciso però di stabilizzazione la misura e di modificare i requisiti di accesso. Ora l’ISCRO è concesso ai lavorati autonomi che hanno ottenuto guadagni inferiori al 70% della media dei redditi conseguiti nei due anni precedenti. E con un reddito non superiore a 12.000 euro. L’importo minimo è da 275,38 euro mensili ma può arrivare fino a 800 euro (sempre secondo quanto stabilito dalla legge 178 del 2020).