Incontro Marchionne-Monti. L’ad: “Fiat sta bene”. Fornero: “Attendo chiarimenti”

Pubblicato il 22 Settembre 2012 - 16:50 OLTRE 6 MESI FA

TORINO – Il vertice tanto atteso tra l’ad di Fiat Sergio Marchionne e Mario Monti è iniziato intorno alle 16.30 di sabato 22 settembre. Un vertice fiume a cui hanno preso parte l’Ad e il presidente del Lingotto Sergio Marchionne e John Elkann, che  sono arrivati alle 16 in punto a bordo di un’auto con i vetri oscurati e sono entrati dall’entrata posteriore dell’edificio. Per l’esecutivo, oltre al presidente del Consiglio, hanno preso parte al tavolo il ministro dello Sviluppo Economico, Corrado Passera e quello del Lavoro, Elsa Fornero.

Secondo alcune indiscrezioni Elkann e Marchionne hanno spiegato il piano industriale del gruppo per l’Italia. Governo e vertici della Fiat hanno cercato, riferiscono fonti dell’esecutivo, di arrivare ad una posizione comune. La riunione è lunghissima. Per circa un’ora Monti e i ministri interessati da una parte e i vertici del Lingotto dall’altra hanno avuto riunioni separate.

”La Fiat sta bene”, aveva detto in mattinata Marchionne, in visita al nuovo campus dell’Università di Torino. Per il resto, Marchionne non ha voluto anticipare nulla.

Sull’argomento è intervenuta però il ministro Elsa Fornero che si è detta fiduciosa e ha ribadito: “Attendo chiarimenti. Dobbiamo restituire un po’ di fiducia alle persone, quindi bisogna conoscere le prospettive del gruppo in Italia”.

Ma non si direbbe altrettanto del premier Mario Monti che a chi gli chiedeva se sia fiducioso nell’appuntamento, ha replicato gelido: “Oggi ho tanti incontri”. E poi: “Ho fiducia in questo incontro”, riferendosi ai lavori di Pontignano.

L’incontro sembra giungere sotto i migliori auspici, nonostante le scintille del botta e risposta di giovedì tra il top manager e il ministro Passera, al quale ha mandato a dire: “In Brasile il governo aiuta l’auto, sono felice che il ministro andandoci si sia reso conto dei nostri risultati”.

‘Bisogna fare le cose con ordine, ora andiamo a Roma”: è la risposta data da sergio Marchjionne a chi gli chiedeva che cosa si aspettasse dall’incontro di oggi a Roma con il governo. Al governo l’ad ribadirà il suo impegno per l’Italia, ma ricorderà anche i numeri della crisi del mercato dell’auto, che impediscono di effettuare gli investimenti annunciati due anni fa con Fabbrica Italia. L’ad del Lingotto spiegherà a Monti e ai ministri che fino al 2014 per salvare le fabbriche ed evitare i licenziamenti sarà necessario un massiccio ricorso agli ammortizzatori sociali: serviranno quindi la cassa in deroga, laddove come a Mirafiori, a Pomigliano e alla ex Bertone, quella straordinaria si esaurirà e forse anche i prepensionamenti

Ventata di ottimismo anche dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Antonio Catricalà che  a margine della Reunion 2012 degli ex alunni Luiss ha detto: “Non penso” che le parole pronunciate giovedì daMarchionne rendano più teso il clima dell’incontro di oggi tra l’azienda torinese e il Governo. Per Catricalà, si è trattato di “un normale scambio di idee – in riferimento alla replica di Marchionne a Passera sui sussidi a Fiat in Brasile – stasera c’e’ l’incontro e li’ vedremo il vero scambio di idee”.

Ai microfoni di Sky Tg24 ribadisce: “Sono moderatamente ottimista perché credo che l’Italia abbia bisogno della Fiat ma anche la Fiat ha bisogno dell’Italia perché cosa farebbe Fiat senza l’Italia? Per questo credo ci metteremo d’accordo”.

Lavoratori Irisbus davanti palazzo Chigi. Intanto i lavoratori della Irisbus di Valle Ufita (Avellino), stabilimento chiuso dalla Fiat a luglio 2011, maninfestano davanti a Palazzo Chigi per chiedere l’attenzione del governo e dei vertici del Lingotto.

”A fine anno scade la cassa integrazione – spiegano i lavoratori – ma noi non vogliamo assistenza. Chiediamo a Monti e a Marchionne di dirci se in Italia si devono produrre autobus anche perche’ abbiamo mezzi obsoleti e inquinanti. Finora non abbiamo avuto risposte, non ci ricevono nemmeno. Non escludiamo di fare qualche esposto alle autorità locali”.

Mentre a Roma è in corso la riunione, oltre quattrocento operai della Fiat e dell’ indotto di Termini Imerese presidiano i cancelli della fabbrica, che il Lingotto ha chiuso il 31 dicembre scorso. Nel piazzale antistante lo stabilimento, lo striscione unitario di Fim, Fiom e Uilm, che hanno organizzato l’iniziativa. ”Vogliamo dare un segnale forte al governo Monti e alla Fiat – dice il segretario provinciale della Fiom di Palermo Roberto Mastrosimone – perché lo stabilimento di Termini Imerese è ancora di proprietà della Fiat così come gli operai sono ad oggi dipendenti della Fiat. Il progetto Fabbrica Italia si è dimostrato un fallimento, serve un ragionamento complessivo per il rilancio del settore automobilistico nel Paese, e mi pare del tutto evidente che la fabbrica e gli operai di Termini Imerese devono essere inseriti in questo percorso”.

Gli operai della Fiat e dell’indotto di Termini Imerese torneranno inoltre a riunirsi martedì alle 9,30 a piazza Duomo. I lavoratori chiedono un incontro con il ministro del Lavoro Elsa Fornero. ”La vertenza Fiat deve trovare una soluzione – dice il segretario provinciale della Fiom di Palermo Roberto Mastrosimone – e deve essere affrontata ai massimi livelli per arrivare a uno sbocco”. Sono 2200 le tute blu del polo industriale termitano, in cassa integrazione dal primo gennaio di quest’anno, perché la casa automobilistica ha chiuso la fabbrica per cessazione attività. Anche una delegazione di lavoratori sarà a Roma il 5 ottobre prossimo, in occasione della riunione sulle prospettive di rilancio del polo industriale termitano.