Un piano sperimentale per far crescere lo stipendio dei lavoratori: una mossa politica in totale controtendenza rispetto al trend europeo.
Mentre nel resto di Europa si continua a parlare di aumenti di stipendio, estensione di benefici e di politiche atte a favorire, con la flessibilità e il welfare, il benessere dei lavoratori, in Italia si dà per scontato che lo Stato non abbia i mezzi o la volontà di intervenire per migliorare tutto ciò che non va nel mondo del lavoro. Gli stipendi degli italiani crescono troppo poco rispetto al costo della vita e sono in media molto più bassi rispetto agli standard europei. La precarietà è sempre più diffusa, così continua a prosperare il lavoro nero.
Per quanto concerne il welfare aziendale, nel nostro Paese, solo negli ultimi anni si è notato un fragile sviluppo dei piani di benefit introdotti dai datori di lavoro per migliorare la qualità della vita lavorativa e personale dei dipendenti. Anche il Governo ha provato a intervenire con diverse misure pensare per incentivare l’adozione di fringe benefit e agevolazioni, con esenzioni fiscali e normative favorevoli. Ma i benefit sono ancora poco diffusi e, a livello generale, le principali tutele sono spesso inaccessibili a gran parte dei lavoratori.
Laddove non appare in alcun modo possibile garantire uno stipendio più alto ai lavoratori, ci si aspetterebbe almeno un impegno un po’ più concreto per tutto ciò che concerne il benessere e i diritti dei dipendenti. Non ci vuole molto: bastano le giuste tutele, qualche agevolazione, diritti chiari su permessi e maggiore flessibilità.
Ma in Italia si fa molto poco. A tempo di record, è già arrivata la retromarcia sullo smart-working e sulla settimana breve. Mentre nel resto d’Europa, invece, la novità del lavoro da remoto rappresenta oggi un settore importante dell’economia reale e la settimana corta al lavoro (l’impiego di 4 giorni su 7) è una strategia sempre più diffusa.
Con la riduzione del numero di giorni lavorativi da cinque a quattro, mantenendo lo stesso stipendio o prevedendo solo una leggera riduzione, si punta ad aumentare la flessibilità e il benessere dei lavoratori. I vantaggi sono evidenti. Con la settimana corta si punta a permettere maggior equilibrio fra vita professionale e personale.
Parecchi studi hanno infatti già dimostrato che una settimana lavorativa più corta è in grado di portare a un consistente aumento della produttività, diminuendo al contempo lo stress dei dipendenti. Meno giorni lavorativi significano poi meno spostamenti e quindi una riduzione delle emissioni di gas serra.
Regno Unito, Germania, Islanda, Norvegia, Danimarca, Svezia, Belgio e Spagna hanno già sperimentato e implementato la settimana corta con risultati più che positivi. E l’Italia resta immobile, come sempre. E poi c’è chi fa tutto il contrario… La Grecia, per esempio, ha deciso di sperimentare la settimana lunga, ovvero di permettere ai dipendenti di lavorare sei giorni su sette.
A quanto pare, la misura sta riscuotendo un certo successo: i lavoratori sono contenti di poter ottenere uno stipendio più alto e le aziende stanno riuscendo a far crescere la loro produttività. Il Governo greco ha introdotto in via sperimentale la settimana lavorativa di sei giorni già dal luglio scorso, ma per una valutazione generale bisognerà aspettare almeno sei mesi.
L’obiettivo della misura è combattere la scarsità di manodopera. Dopodiché, la politica greca punta anche a far aumentare la produttività in alcuni settori strategici. E, come spiegato, la sperimentazione prevede, un aumento di stipendio per la forza lavoro. A titolo di compensazione, i lavoratori possono ottenere una maggiorazione dello stipendio del 40% per il giorno extra di lavoro.
Il bonus arriva addirittura al 60% se si tratta di un giorno festivo. E chi è già assunto a tempo pieno potrà anche accettare un secondo impiego part-time per lavorare quindi fino a un massimo di 13 ore al giorno. Si tratta anche di poter incrementare lo stipendio medio dei lavoratori, che in Grecia è tra i più bassi d’Europa. Inoltre, l’esecutivo ellenico spera che la misura possa funzionare per arrestare il diffuso problema del lavoro in nero.
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