Chiusura col botto. “Slow Wine Fair “ – la rassegna internazionale del vino “buono, pulito e giusto” – ha calato Il sipario alla Fiera di Bologna con numeri da record. Tre su tutti: primato di pubblico (12.000 persone in tre giorni di fine febbraio), primato di cantine (1.200) e di etichette 5.000).
Volendo ci sono altri due dati che danni la misura della esposizione: presenti cantine di tutte le regioni italiane e cantine di altri 27 Paesi del mondo, dall’Argentina alla Nuova Zelanda. La rassegna, targata Slow Food, ha certificato l’aumento dei consumi di vino biologico e sostenibile in tutta Europa. Degustate al banco le 5.000 etichette proposte; condivise da viticoltori, appassionati e professionisti del settore agricolo.
Insomma, una edizione (la terza) nata per far discutere sulla fertilità del suolo e sugli effetti della crisi climatica, si è rivelata (anche) un utile tavolo di confronto tra professionisti delle cantine e delle enoteche (71 solo dell’Emilia Romagna) e i 200 buyer selezionati. Ben frequentate le 16 Masterclass, brevi corsi di specializzazione,con docenti di alto livello, molto apprezzati.
UN BUON VINO È COME UN CONCERTO
Questa, in estrema sintesi, le “lezione” della rassegna. Tradotta con un po’ di lirica: sì, il buon vino è come un concerto. Cioè: il terroir è la partitura, la vigna (e i vitigni) sono lo strumento, il vignaiolo è l’interprete. Soddisfatto Gian Carlo Gariglio coordinatore dello Slow Wine e curatore della guida omonima. Ha detto:” Si è conclusa una edizione nata per far ragionare e riflettere sull’importanza della fertilità del suolo nel contrasto alla crisi climatica e nella produzione di un vino buono espressione del terroir.” E ancora:”Il futuro del vino è “bio”perché tutela suolo, vigna, qualità e attrae i giovani”.
SALONE TARGATO SLOW FOOD
Un successo. Scontato. Perché slow food difficilmente sgarra. Slow food è un movimento globale in cui gli attivisti, organizzati in condotte, comunità e reti telematiche, promuovono la difesa della biodiversità attraverso l’educazione del gusto e l’attività di advocacy, favorendo il dialogo tra la società civile e le istituzioni.
Lo slow food è nato in Piemonte nel 1986 da Carlo Petrini ed è diventato internazionale tre anni dopo come “ Movimento per la Tutela e il Diritto al Piacere”; è un manifesto d’intenti che ha posto l’associazione come antidoto alla “ follia universale della fast life” e propone “il vaccino contro coloro, e sono i più, che confondono l’efficienza con la frenesia.
A costoro i timonieri del Movimento culturale che si battono contro il cibo-spazzzatura ( alias “fast food”) propongono il vaccino succitato e “una adeguata porzione di piaceri sensuali assicurati, da praticarsi in lento e prolungato godimento”.
Nel 2004 la Fao ha riconosciuto ufficialmente Slow Food come organizzazione no profit con cui instaurare un rapporto di collaborazione. Oggi il Movimento è a fianco degli agricoltori impegnati in una contestazione a tutto campo.
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