Smart working, come funziona nelle grandi società pubbliche? Otto giorni Eni, nove Enel, 11 Ferrovie

A quattro anni dal primo lockdown, le aziende italiane stanno affrontando l’eredità dello smart working, una delle conseguenze più rilevanti e discusse di quel periodo. Questa pratica, nata come risposta all’emergenza, ha rapidamente cambiato le abitudini e le aspettative delle persone, e oggi presenta vantaggi e svantaggi che devono essere compresi e gestiti per trovare un equilibrio. I dati del Future Workplace Index 2023 di EY indicano che negli Stati Uniti il numero di coloro che lavorano completamente da remoto è crollato dal 34% nel 2022 all’1% nel 2023, segno tangibile di come un modello ibrido stia prendendo il sopravvento rispetto a quello post-emergenza, che era fortemente orientato allo smart working.

Dal punto di vista aziendale, i rischi di un’applicazione eccessiva e disorganizzata del lavoro da remoto includono la difficoltà di comunicazione, la diminuzione del senso di appartenenza, la minore interazione tra colleghi e il rischio di conflitti tra dipendenti, divisi tra coloro che possono lavorare da casa e quelli che devono necessariamente essere presenti. Ma anche i dipendenti hanno riscontrato i limiti di un’organizzazione sbilanciata sul lavoro da remoto, come il timore di perdere momenti di confronto e coinvolgimento, di essere esclusi da opportunità di crescita o di avere difficoltà nell’integrarsi nel team. L’esperienza ha dimostrato che l’incontro fisico favorisce la creatività, l’innovazione, il senso di appartenenza e la collaborazione, un valore che nemmeno gli strumenti di comunicazione online più avanzati possono replicare.

Nel 2023, l’amministratore delegato di IBM Arvind Krishna ha dichiarato a Bloomberg che lo smart working può essere “pericoloso per chi vuole fare carriera”, e la sua azienda ha imposto ai dipendenti di tornare in sede almeno tre giorni alla settimana entro il 2024, in linea con altre grandi società internazionali come Amazon, Google, Meta e JP Morgan.

In Italia, le grandi aziende stanno cercando un equilibrio tra presenza fisica e lavoro da remoto, con numeri che variano da 8 a 11 giorni al mese (qualche esempio: Eni 8, Enel 9, Poste 9 e Ferrovie 11), con alcune società che offrono ulteriore flessibilità per esigenze familiari o situazioni particolari. Il numero di “smart worker” in Italia nel 2024 è di 3,65 milioni, il 541% in più rispetto al periodo pre-Covid, evidenziando l’importanza di un uso maturo ed evoluto dello smart working per conciliare produttività e benessere.

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Filippo Limoncelli