
Soia, legno, alluminio, elettrodomestici, carne bovina e pollame: i contro-dazi sui prodotti Usa che applicherà la Ue (foto Ansa) - Blitz Quotidiano
L’Ue studia i contro-dazi in risposta a quelli annunciati da Donald Trump sulle auto e su altri prodotti. Il portavoce della Commissione europea Olof Gill ha spiegato che tra le iniziative che saranno messe in campo si prevede una lista finale di prodotti che “sarà ben selezionata per provocare il massimo impatto nei confronti degli Stati Uniti e ridurre al minimo l’impatto sull’economia dell’Ue”.
L’elenco è per un valore che supera i 21,5 miliardi di euro. In parte è ancora sotto chiave, dato che i funzionari dell’Unione stanno lavorando per togliere dal vecchio arsenale anti-Trump alcuni marchi iconici come il bourbon, sperando in questo modo di evitare ritorsioni su prosecco, champagne, cognac e vino.
Quali sono i prodotti Usa su cui si applicheranno i contro-dazi
I contro-dazi verranno resi noti a fine aprile. Si tratta di beni per i quali l’Ue ritiene di avere alternative interne. Tra i prodotti ipotizzati ci sono la soia della Louisiana, la carne bovina e il pollame del Nebraska e del Kansas, i prodotti in legno della Georgia, Virginia e Alabama. Nella lista potrebbero rientrare prodotti industriali e agricoli, tra cui acciaio e alluminio, tessuti, elettrodomestici, materie plastiche, molti dei quali prodotti in stati a forte connotazione repubblicana.
Il “made in Italy” negli Usa
Le esportazioni italiane oltreoceano sono arrivate a oltre 67 miliardi, secondo i dati dell’osservatorio economico sui mercati esteri del Governo. Con cifre del genere, a tremare è tutto il “made in Italy”.
Tra i prodotti che il Bel Paese vende maggiormente negli Usa ci sono quelli farmaceutici, essendo la prima produttrice europea insieme alla Germania. Quest’ultima esporta però negli Usa il 70 per cento dello stock destinato ai paesi extra-Ue restando nella media degli altri paesi Ue. Cifra che sale invece al 90 per cento nel caso dell’Italia.
A tremare è anche la moda italiana. Gli Usa sono il terzo mercato per le esportazioni con un interscambio commerciale da gennaio a ottobre 2024 di ben 4,5 miliardi e di 3,1 miliardi per i settori collegati.

C’è poi il problema del vino. I dazi potrebbero costare 6 milioni al giorno alle cantine italiane, afferma la Coldiretti, con un danno economico immediato al quale rischia di aggiungersene uno a livello strutturale, con la perdita del posizionamento del prodotto sugli scaffali statunitensi.
Intanto, come ha spiegato il direttore generale Unione italiana Vini Paolo Castelletti, “i dazi sono già applicati anche se non esistono perché le esportazioni sono bloccate. Gli importatori americani hanno bloccato l’import dei nostri vini temendo di dover farsi carico loro del dazio perché non c’è una norma che quantomeno adesso escluda dai dazi i prodotti che sono in transito”.
“Quindi – ha proseguito Castelletti – nel momento in cui fossero daziati anche i prodotti in transito, a quel punto il dazio ricadrebbe sull’importatore e questo vorrebbe dire sostanzialmente fallire”.