Class action sulla PlayStation: Sony crolla in borsa

TOKYO – Sony cede ancora terreno alla Borsa di Tokyo (-4,7%) e sconta i timori di una possibile class action miliardaria per l’attacco informatico che ha messo a rischio le informazioni di 77 milioni di titolari di conti della sua PlayStation Network (Psn, con i giochi multiplayer) e dei suoi servizi Qriocity, i contenuti come film e musica.

L’hacker ha agito tra il 17 e il 19 aprile e, ottenendo dati sui clienti, quali nomi, indirizzi ed e-mail degli abbonati registrati, ha posto le basi per demolire la strategia chiave del colosso nipponico sulla convergenza tra i suoi hardware e contenuti digitali, più volte evocata e sintetizzata dal numero uno Howard Stringer, come ”la fusione tra hardware e software”.

La reazione della compagnia è stata lenta, visto che i problemi con la Psn sono emersi una settimana prima, scatenando le proteste nella blogosfera e, di conseguenza, l’imbarazzata ammissione di Sony sulla perdita massiccia di dati.

Da ultimo, sono spuntate le iniziative di studi legali e l’attenzione dello stesso Congresso Usa, mentre società di consulenza hanno già ipotizzato indennizzi potenziali da 1,5 miliardi di dollari, a fronte di ricavi annui della Psn intorno ai 500 milioni.

La falla nei sistemi di sicurezza potrebbe costare caro ai piani di crescita nel mercato della distribuzione di contenuti dove la concorrenza, con la presenza di player quali Apple e Amazon, è più che agguerrita.

Per difendersi dagli attacchi dei rivali, soprattutto cinesi e sudcoreani, Panasonic (+2,4% in Borsa) ha annunciato un ampio riassetto con il taglio di 35mila posti di lavoro nel mondo fra marzo 2010 e marzo 2013, e la chiusura fino a 70 impianti, in base a quanto fatto capire dal numero uno del gruppo, Fumio Ohtsubo. Al netto degli interventi del 2010, la pianta organica sarà ridotta di altri 17.000 dipendenti, fino a quota 350mila.

La compagnia di Osaka ha stanziato 110 miliardi di yen (quasi 1 miliardi di euro) per gli oneri di ristrutturazione nell’ attuale esercizio. La priorità è razionalizzare le attività di Panasonic Electric Works e della controllata Sanyo Electric.

”Siamo costretti a ridurre temporaneamente la produzione di molti prodotti perché non abbiamo abbastanza microcontrollori e condensatori”, ha detto Ohtsubo, quando agli effetti del sisma/tsunami dell’11 marzo, ammettendo che fuori dal Giappone ”la concorrenza agguerrita non si ferma mai”.

Panasonic ha avuto una perdita di 40,7 miliardi nell’ultimo trimestre, dimezzandola rispetto a 12 mesi fa, mentre l’anno 2010/11 ha visto il ritorno all’utile per 74,02 miliardi (620 milioni di euro) su ricavi di 8.693 miliardi di yen (+17%). Nessuna previsione sull’esercizio in corso: ”La cosa più importante è ripristinare il funzionamento delle forniture il più presto possibile”, ha concluso il manager.

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