Soros, misure anticrisi: “Grecia e Portogallo fuori dall’eurozona. Sì agli eurobond”

ROMA –  Per salvare la moneta unica Grecia e Portogallo devono uscire dell’eurozona: questa la tesi sostenuta dal miliardario e filantropo ungherese George Soros, che si è dtto favorevole all’introduzione degli eurobond, un titolo di stato emesso dagli stati membri riuniti e che verrebbe calcolato come media dei rischi di tutti i paesi, perché “i paesi che condividono la valuta devono essere in grado di rifinanziare una gran parte del loro debito alle stesse condizioni”.

La Germania e la Francia non sembrano però essere d’accordo con la proposta degli eurobond, perché a loro spetterebbe il ruolo di garanti per i paesi più poveri e indebitati, con il rischio per l’intera Europa di contrarre un debito generale. Per i tedeschi l’introduzione dell’eurobond costituisce una violazione dell’ideale europeo, ma misura necessaria secondo il Premio Nobel del 2001 Joseph Stiglitz, che ha dichiarato: “A meno che non sia proposta qualche cosa simile a dei bond europei, sarà molto difficile che i paesi in difficoltà riescano a raggiungere i requisiti fiscali”.

Il punto di vista di Stiglitz è chiaro: la Bce attua già delle misure di prestiti ai paesi in difficoltà, una sorta di eurobond interni che andrebbero regolarizzati con un’introduzione ufficialeche tenga conto di determinate condizioni in grado di limitare o fermare ciò che l’economista ha definito “il fallimento dei prestiti”: “Al momento i governi prendono a prestito dalle proprie banche e questi bond sono scontati dalla Banca centrale europea. In un certo senso, gli eurobond già esistono, ma in una maniera non proprio trasparente e con ancora tanta incertezza su come il sistema attuale si evolverà”.

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