MADRID – In Spagna, il governo del socialista Pedro Sanchez ha deciso di alzare il salario minimo a 900 euro. Misura giusta se non fosse che, come accaduto in Italia dopo l’approvazione del Decreto Dignità, c’è il rischio che si perdano posti di lavoro.
A mettere in guardia il governo di Madrid è il governatore della Banca di Spagna, Pablo Hernández de Cos. Secondo De Cos, l’aumento del salario minimo a 900 euro, misura concordata dal governo di Pedro Sánchez con Podemos, potrebbe far perdere il posto di lavoro a circa 125mila persone. Si tratta di circa il 13% di quelli che attualmente guadagnano meno della nuova soglia indicata dal governo di sinistra spagnolo.
La stima della Banca di Spagna è superiore a quelle di altri enti tra cui la Commissione europea che aveva parlato di una perdita di circa 90mila posti di lavoro.
Pablo Hernández de Cos aveva già presentato in Parlamento i suoi dati ad ottobre. Ora il conteggio è però più dettagliato: secondo il governatore, oltre che sui posti di lavoro l’aumento del salario minimo potrebbe avere un effetto sugli affitti bassi. L’economista ha osservato inoltre che chi beneficerà dell’aumento del salario minimo non appartiene necessariamente a chi vive sotto la soglia di povertà: attualmente, tra quelli che ricevono salari bassi ci sono anche quei giovani che “non hanno ancora deciso se emanciparsi definitivamente dai genitori”. Giovani che non necessariamente vivono in famiglie con risorse limitate aggiunge De Cos. Questo dato metterebbe così in discussione l’efficacia della misura decisa, secondo le intenzioni del Governo, con il solo scopo di ridurre la povertà facendo girare un po’ più di soldi nelle tasche degli spagnoli (un po’ quello che pensa M5s con la recente approvazione del Reddito di cittadinanza).
La Banca di Spagna mette in questo modo in discussione l’argomento usato da Podemos e dal Governo per giustificare l’approvazione del forte aumento del salario minimo. L’aumento del salario, nel 2017 è stato infatti intorno al 7 per cento. Questa volta si attesterà oltre il 20%, dato che appare “ingombrante” anche perché non se ne conosce un altro che, nel passato, possa essere comparabile a questo.
Nelle sue conclusioni, il rapporto indica anche che “l’incidenza sarebbe particolarmente elevata in alcuni gruppi tra cui donne, giovani, lavoratori meno istruiti e dipendenti con un contratto temporaneo”.
Come aiutare la popolazione meno ricca evitando però di creare più disoccupazione? Secondo la Banca centrale, per ovviare a questo problema si deve effettuare “un monitoraggio dettagliato degli effetti dell’aumento” per “essere in grado di agire efficacemente [solo] sui lavoratori interessati”. Come? Cercando ad esempio di “aumentare la loro occupabilità”, ossia la capacità delle persone di trovare e di mantenere un posto di lavoro.
La Banca centrale spagnola, infine spiega che la misura avrà una maggiore incidenza nei lavoratori dell’agricoltura e in quelli dei servizi.