Dal compri più e spendi meno allo spendi più e compri meno: questa è la situazione in Italia dove l’alta inflazione continua a pesare sulle tasche delle famiglie.
Quasi una famiglia su tre è stata costretta a ridurre quantità e qualità degli alimenti da comprare. Ma non per risparmiare, dato che la spesa è stata più alta. L’analisi ISTAT sull’andamento delle abitudini per consumi nel 2023 rivela che il 31,5% dei nuclei familiari ha dovuto limitare gli acquisti alimentari.
L’inflazione è rimasta elevata, con un tasso medio annuo del 5,7%, e il dato ha influenzato parecchio le decisioni d’acquisto degli italiani. Costretti a spingersi in direzione di acquisti più economici, in quantità sempre più ridotte, i consumatori hanno però scoperto di aver speso comunque molto di più del previsto.
I dati ISTAT dicono che la spesa per beni di consumo è rimasta mediamente elevata, ma che fra i consumatori si è diffusa una maggiore attenzione ai prezzi. Cambia dunque il modo di fare la spesa. Nel 2023 si è ridotto l’acquisto di beni di lusso e accessori ed è cresciuta la spesa di beni essenziali. E quasi tutto il budget, per molte famiglie, se n’è andato per il cibo. E nei negozi italiani, a quanto pare, la promozione più in voga è stata quella dello spendi più e compri meno.
Quando spendi di più anche se compri di meno: calano quantità e qualità dei prodotti nel carrello
All’aumento generale dei prezzi gli italiani hanno dunque reagito riducendo gli acquisti alimentari (che rappresentano ancora il grosso della spesa generale, ma sono scesi rispetto al 2022). E poi privilegiando i marchi più economici a quelli di prima fascia. Secondo l’ISTAT è anche diminuita la spesa per beni tecnologici, come smartphone ed elettronica di consumo.
I dati rivelano pure che il 31,5% delle famiglie nel 2023 ha provato a limitare, rispetto a un anno prima, la quantità e la qualità del cibo acquistato. E c’è stato un peggioramento, dato che erano il 29,5% nel 2022. Tutto ciò dipende dall’incremento dei prezzi. Alimentari e bevande analcoliche hanno segnato un +10,2% (IPCA, l’indice dei prezzi al consumo armonizzato, ovvero il sistema utilizzato per misurare l’inflazione dei prezzi dei beni e servizi di consumo).
La spesa per alimentari è cresciuta del 9,2%, per una cifra media pari a 526 euro mensili. Ovvero circa il 19% della spesa totale delle famiglie. L’olio è aumentato fino al 12%. Gli ortaggi, i tuberi e i legumi hanno comportato una spesa maggiorata del +12,2%. Per prodotti lattiero-caseari e uova si è speso l’11,9% in più. E per la carne, che da sola rappresenta il 21% della spesa alimentare, l’aumento è stato del 6,7%. In tutti questi settori la spesa generale è comunque diminuita. Ecco qua come funziona nel nostro Paese, dove spendi sempre di più e compri sempre meno.
Le difficoltà economiche sono reali. E sono anche crescenti. La situazione riguarda molte famiglie italiane e c’è dunque bisogno di politiche di sostegno mirate. Nuovi interventi strutturati per mitigare l’impatto dell’inflazione alimentare, che continua a pesare a fronte di stipendi fermi e scarso potere d’acquisto.