Spread Btp-Bund a 410, Francia a 148: “salvataggio” greco per Madrid?

Mario Monti

ROMA – Lo spread tra Btp e Bund ha aperto a 400 punti, già ben sopra la soglia Monti, per poi raggiungere i 410 punti, tornare a 406 e schizzare un’altra volta su a 410. Venerdì il differenziale aveva chiuso a 396. La Francia, dopo l’esito del primo turno alle presidenziali, ha visto lo spread sfiorare i 148 centesimi. Stamattina la tensione sullo spread francese e sui tassi delle obbligazioni a 10 anni in apertura di seduta, segnala il nervosismo dei mercati all’indomani del primo turno delle presidenziali che hanno visto l’affermazione del socialista Francois Hollande sul presidente Nicolas Sarkozy. Sale anche lo spread spagnolo a 430,9 punti contro i 426 di venerdì (5,99%).  Avvio di seduta negativo per Piazza Affari. Il Ftse Mib cede l’1,46% a 14.185 punti.

Il rischio contagio legato alla crisi dei debiti sovrani è, nonostante le oscillazioni negative degli spread, più contenuto, ma resta ancora in agenda, con gli investitori internazionale alla finestra e più di uno che non rinuncia a scommettere contro i più deboli, come la Spagna. Le misure intraprese hanno funzionato (ristrutturazioni del debito con le manovre di emergenza, iniezioni di liquidità della Bce e Ltro) ma la volatilità sul rendimento degli interessi dei titoli obbligazionari è destinata a continuare, “ci vorranno mesi per ricostruire ciò che è stato distrutto in pochi giorni” (spiega un’analista economico di Edmond de Rotschild).

Il momento è turbolento soprattutto per la Spagna, coinvolge l’Italia, ma non lascia immune la Francia e l’Olanda. Il mercato è interdipendente, vasi comunicanti trasmettono le criticità a tutti i listini azionari. In particolare, dice una nota di Goldman Sachs, Spagna, Portogallo e Italia hanno compiuto passi avanti ma “sono ancora più vicine all’inizio del viaggio che alla fine e la strada da percorrere rimane difficile”. Pesa l’incertezza sulle possibili misure che potrebbero essere adottate per sostenere il debito spagnolo, visto che il costo del finanziamento (i rendimenti) del bonos si avvicina alla zona critica del 6,5/7%. Un altro salvataggio sul modello greco fa parte degli scenari possibili, con l’ovvia considerazione che qualcuno scommetterà sul cattivo esito dell’operazione.

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