L’anno che dimezzò lo spread, Monti: “Ce l’ho quasi fatta”

Mario Monti (Foto Lapresse)

ROMA – Era l’11 novembre 2011. Il giorno prima lo spread aveva toccato quota 574. Un differenziale troppo alto, così insostenibile da spingere l’allora premier Silvio Berlusconi alle dimissioni. Sono passati 12 mesi abbondanti, un anno di cura Monti. L’anno che dimezzò lo spread. Il 3 dicembre è sceso sotto soglia 300, una soglia anche psicologica, che significa un ritorno alla (quasi) normalità.

Monti è soddisfatto, lo dice apertamente a mercati ancora aperti e rilancia. Il massimo sarebbe raggiungere quota 287. Anche questa, una soglia psicologica e insieme simbolica: è l’esatta metà di quel 574 toccato il giorno prima delle dimissioni di Berlusconi.

Il merito non se lo può, però, intestare solo Monti.  Lo spread ha iniziato a calare sensibilmente dopo l’estate, tra agosto e settembre. Fino ad allora ha viaggiato, più o meno, intorno ai 400. Poi c’è stato l’intervento di Mario Draghi, ovvero della Banca centrale. Che ha forzato alcune resistenze tedesche con l’annuncio di acquisti di titoli da parte dell’istituto centrale. E’ stato quello il passaggio nodale, da lì il differenziale tra bund tedesco e bot italiano ha preso a calare.

Riassumendo, e volendo mettere insieme un po’ di numeri, il passaggio Berlusconi-Monti è valso 100-150 punti. Ma l’altra “fetta” di 100 punti la dobbiamo all’intervento della Bce.

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