ROMA – Che succede allo spread? E’ tornato a 400 punti. Lo stesso presidente del Consiglio Monti considerava la soglia di sicurezza intorno a 340 punti di differenziale del Btp con il bund tedesco. Intendeva dire che rendimenti alti del tasso di interesse sui titoli di stato ce li possiamo permettere fino al 5%, non di più. Nelle ultime due settimane lo spread, invece, è risalito velocemente di un centinaio di punti. E torna a diventare motivo reale di apprensione e allarme, visto che il rendimento attuale dei titoli arriva al 5,59%.
Btp e bonos spagnoli sono tornati sotto attacco. In Italia, nel momento in cui si sta faticosamente trovando un accordo sulla riforma del lavoro, il periodo è particolarmente delicato e si allargano gli spazi di manovra per chi scommette contro l’euro. Attacco che non risparmia nemmeno Paesi considerati più solidi come l’Olanda. Tra le basi per l’affondo, primi colpevoli designati gli hedge fund, pesano le incognite sulla crescita che non arriva, su funzionamento e riuscita dei fondi anti-crisi. In più, a movimentare un paesaggio politico già sotto stress, l’incombere delle elezioni in Francia e Germania.
Segnali che il vento stava virando di nuovo in burrasca non mancavano. Per esempio nessuno poteva non notare il sensibile aumento negli scambi di Etf ribassisti a Piazza Affari. Che significa? Questi sono degli strumenti (prendiamo in prestito Maximilian Cellino dal Sole 24 Ore) “che replicano al contrario il paniere principale del listino milanese, permettendo di realizzare guadagni quando la Borsa scende”. E d’altra parte, sono degli strumenti di protezione e gli hedge fund si chiamano proprio così. Per cui tra speculazione e copertura dei rischi il confine è sottilissimo. Segno che l’Eurozona di fiducia ne ispira ancora troppo poca.