ROMA – Tutta una questione di spread (anche martedì 1 novembre schizzato alle stelle), si sente dire, che infatti colora di nero anche il martedì, dopo la doccia fredda del giorno prima. Ma per le famiglie alle prese con il mutuo, che succede, come si difendono? Una prima rassicurazione: il valore dello spread BTp-Bund in rialzo non va a incidere direttamente sulle rate di chi il mutuo ce l’ha già. Addirittura, chi ha corso il rischio di un prestito con tasso variabile, con questa crisi potrebbe ritrovarsi paradossalmente un’opportunità in mano, perché gli Euribor, ai quali sono indicizzati i pagamenti, hanno frenato la risalita e sono addirittura previsti in calo nel prossimo futuro (il tasso a 3 mesi è atteso all’1,12% fra un anno).
La situazione si capovolge completamente per chi un mutuo lo vuole accendere in questo momento oppure desidera cambiarlo. Le condizioni sui nuovi prodotti sono tutt’altro che vantaggiose. Anche qui un paradosso: in teoria il momento sarebbe favorevole, per il livello storicamente basso degli Euribor e anche di quegli Irs che servono per stabilire il valore delle rate fisse. Peccato che le banche non riescano a finanziarsi a medio e lungo termine, per la crisi di fiducia che investe il Paese (rappresentata plasticamente dall’ascesa dello spread), per la mole enorme di titoli di Stato in pancia. Quindi sono costrette ad aumentare i margini applicati sui tassi di base.
Il cosiddetto spread ha subito un’impennata negli ultimi 3 mesi (secondo le rilevazioni di Mutuionline è passato da una media dell’1,36% a una del 2,49%) e i prodotti offerti attualmente sul mercato (almeno a tasso variabile) sono molto meno competitivi di quelli di qualche anno fa. Chi stipula un mutuo adesso non fa un buon affare, ma peggio è andata a chi ha chiesto un preventivo a primavera o in estate ma non ha ancora firmato il mutuo. La pratica già avviata (magari con la firma del preliminare per acquistare l’immobile) si basava sugli spread vecchi, più generosi rispetto a quelli attuali (alcune banche praticavano allora lo 0,9% o l’1,2%). In questo caso il problema è che le banche che praticavano spread di quel tipo oggi vanno ben oltre il 2%, se non addirittura il 3% e il 4%.
Che fare? Meglio di tutto sarebbe non fare niente, aspettare che la buriana passi e ripensarci. Chi non può farne a meno stia almeno attento ad utilizzare lo strumento della “surroga” (procedura di trasferimento dello stesso mutuo da una banca ad un’altra), alla ricerca del tasso migliore.