“Spread” Nord-Sud: divario su lavoro, poveri, soldi alle imprese

ROMA – Disoccupazione, povertà, prestiti alle imprese (e quindi sviluppo): lo “spread” tra Nord e Sud esiste ancora, anzi sembra essere aumentato con l’ultima crisi economica e quelli enunciati sono i parametri su cui misurare il “differenziale“.

In un articolo pubblicato sul Corriere della Sera, Sergio Rizzo ha analizzato i dati diffusi dal “diario di una piccola impresa nel Mezzogiorno d’Italia”, elaborato dalla Confartigianato.

Occupazione

Rizzo scrive che la crisi ha fatto scendere, tra il 2008 e il 2011 l’occupazione del Sud del 3,1%, mentre al Nord il dato è dell’1,2%. Inoltre, osserva Rizzo, la Campania è stata inserita  tra le 271 regioni europee col minor tasso di disoccupazione: in Campania “ha un lavoro il 39,9% della popolazione attiva”. Non se la passano molto meglio Calabria (42,2%) e Sicilia (42,6%).

Povertà

Tra il 2007 e il 2010 la povertà relativa al Sud è salita dal 22,5% al 23%, mentre al Nord è addirittura diminuita.

Lavoro nero

Al Sud i lavoratori irregolari sono 1 milione 222 mila: un numero, spiega Rizzo, persino superiore ai dipendenti pubblici (che sono 1.142.000).

Tassi sui prestiti

Nel dicembre 2011, spiega Rizzo, la Banca d’Italia indicava un tasso medio a breve termine sui prestiti per cassa nel Mezzogiorno pari al 5,05%, mentre nel Nord Ovest era pari al 4,13%. A Caltanissetta il tasso er a 7,77%, seguita da Crotone (7,02%) e Catanzaro (6,97%). Fra Caltanissetta e Bolzano, scrive Rizzo, “lo spread era a quota 397”.

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